Continua la serie di incontri con alcuni dei molti frequentatori del Locarno Festival. Dal più noto degli ex-direttori, al veterano della critica ticinese fino ad alcuni collaboratori della RSI di ieri e di oggi.
Oggi, al secondo giorno di Festival, leggiamo la testimonianza di Federico Jolli, critico cinematografico, membro del CDA, al festival dal 1969
“Il primo festival che ho seguito come giornalista è stato quello del 1969, grazie all’invito di Nicola Franzoni, il giornalista della radio che allora seguiva l’evento. Erano gli anni Bianconi-Buache e la particolarità è che il festival si teneva nel mese di ottobre. L’idea era quella di radicare di più la manifestazione nel mondo giovanile, anche perché la città in quel momento non reagiva alla manifestazione in maniera adeguata. Bisogna ricordare che a Locarno c’era la Magistrale e si era reduci dalla famosa occupazione dell’Aula 20. Lo Speciale Festival, come si chiamava la mezzora radiofonica, era l’unico programma fisso che riportasse notizie e cronache della rassegna. Interventi, commenti, interviste che seguivano il Radiogiornale delle 12.30. La televisione seguiva con i servizi del Regionale. Nel ’71 l’architetto Vacchini, al quale si deve l’idea e la realizzazione del grande schermo, sosteneva che il suo intento non era tanto quello di portare il festival in Piazza Grande, ma di portarlo a Locarno, cioè di coinvolgere l’intera città. Fu un’idea felice, che però non si realizzò immediatamente, perché il rapporto del festival con la città rimaneva pur sempre distaccato e un po’ distante. Oggi invece il festival in un certo senso ha cambiato pelle ed è riuscito a far cambiare pelle anche a Locarno. L’aneddoto che mi rimane sempre presente è una proiezione in Piazza di inizio anni ’80 di un film italiano in concorso, di cui non dirò né titolo né autore. Accadde che in cabina di proiezione vennero invertite le bobine, ma nessuno si accorse salvo l’autore. In quel momento si scatenò un temporale che fece interrompere la proiezione. Venne ripresa al Rex nella versione giusta.”
(L'intervista è stata pubblicata originariamente nel numero di luglio/agosto del mensile culturale RSI CULT)