Inchiesta

Meta non rinuncia alla raccolta dei dati

L’abbonamento a pagamento del gruppo di Facebook e Instagram, introdotto per rispettare le regole europee, non protegge la privacy dell’utente

  • 2 ore fa
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I dati raccolti servono per le pubblicità mirate ma anche ad addestrare l'IA

  • Keystone
Di: Charlotte Onfroy-Barrier (RTS)/sf 

In Svizzera si passano in media 2 ore e 27 minuti al giorno sui social network. Meta, gruppo che controlla Facebook e Instagram, in base a questa frequentazione affina la conoscenza dei suoi utenti, a fini pubblicitari.

Un anno fa l’azienda ha introdotto un abbonamento a pagamento per usare i due social network senza pubblicità, per rispettare le normative sui mercati digitali e sulla protezione dei dati dell’Unione Europea. Pochi giorni fa ha annunciato una riduzione del prezzo di questo abbonamento.

La RTS ha testato le differenze tra account gratuiti e a pagamento per diverse settimane e ha scoperto che se chi paga non vede più le pubblicità mirate, la massa di dati raccolti sull’utente resta molto vasta in entrambi i casi.

L’inchiesta sulla raccolta di dati di Meta (19h39, RTS, 12.11.2024)

Con l’aiuto di esperti è stato possibile accedere ai dati raccolti da Meta, che comprendono nome, geolocalizzazione, numeri dei contatti e attività. Dei dati che sono chiaramente registrati in modo da essere usati da sistemi informatici e non dagli utenti, sotto forma di serie di cifre, lettere e link.

L’inchiesta rivela che le informazioni registrate sono precise per entrambi i tipi di account: luoghi visitati, video guardati, fino alle vacanze fatte dagli utenti. La strategia sembra essere di raccogliere il volume di dati più grande possibile, che vengono poi trattati da programmi appositi.

La raccolta non si limita inoltre alle piattaforme di Meta: proseguendo la navigazione su altri siti che contengono delle piccole stringhe di codice del gruppo, i dati continuano ad accumularsi.

Dati per la pubblicità e l’IA

I dati raccolti, dagli utenti che pagano come da quelli gratuiti, vanno ad alimentare non solo le informazioni necessarie per le pubblicità mirate, ma possono essere usate anche per i progetti di intelligenza artificiale del gigante statunitense. Yaniv Benhamou, avvocato e professore di diritto digitale, spiega che i dati permettono di creare un doppione digitale di Facebook e di addestrare le intelligenze artificiali, come Meta AI, per affinare gli strumenti di conversazione in base a quelle degli utenti stessi.

Tutto legale?

Questa raccolta di dati rispetta le norme in vigore? Solo in parte: le regole europee impongono il consenso libero e informato degli utenti per l’uso dei dati per scopi pubblicitari. Meta ha introdotto gli abbonamenti a pagamento che permettono di non vedere le pubblicità mirate.

Si può considerare di aver avuto la scelta di fornire o meno le informazioni a Meta. Ma c’è un primo problema: quello del consenso libero. Bisogna pagare da 5 franchi al mese per proteggere i propri dati, una somma che può creare delle disparità sociali.

Il secondo problema riguarda l’uso dei dati: le conversazioni private potrebbero essere diffuse a sconosciuti che usano IA conversazionali, le foto personali condivise quando qualcuno chiede a Meta AI o ChatGPT cosa fare in Svizzera. L’UE non vieta queste condivisioni, ma ha lanciato l’allarme lo scorso giugno e ha chiesto a Meta di sospendere l’uso di questi dati per allenare i suoi modelli di IA.

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Alphaville 11.11.2024, 12:35

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