British Steel, secondo gruppo siderurgico britannico, è in amministrazione controllata e un tribunale ne ha ordinato mercoledì la liquidazione. Migliaia di dipendenti precipitano in una situazione di incertezza.
RG 18.30 del 22.05.2019 Il servizio di Marzio Minoli
RSI Info 22.05.2019, 20:30
Contenuto audio
Gli attivi saranno venduti per pagare maestranze e fornitori. Nel frattempo, la produzione proseguirà, gli operai saranno ancora sotto contratto e i salari saranno regolarmente versati, ha precisato l'amministratore ufficiale. Una volta conclusa questa fase, si procederà alla chiusura a meno che non si manifesti qualcuno interessato a rilevare le attività. I posti a rischio nel solo Regno Unito sono 5'000, in particolare nel grande impianto di Scunthorpe, nel nord-est del paese. Senza parlare delle circa 20'000 persone dell'indotto.
Aiuti pubblici non permessi
Appena una settimana fa la società aveva annunciato di aver comprato l'acciaieria francese Ascoval a Saint-Sauve, nel nord. L'acquisto non è rimesso in discussione, perché i finanziamenti delle operazioni in Francia e Gran Bretagna sono separati, si sono affrettate a precisare le autorità transalpine. Londra era venuta in soccorso di British Steel il mese scorso, con un prestito di circa 100 milioni di sterline per pagare la fattura europea relativa alle emissioni di CO2, ma la direzione in questi giorni era tornata a battere cassa perché a corto di liquidità. Per Theresa May, nei termini proposti dall'azienda un ulteriore aiuto "sarebbe stato illegale" alla luce delle norme europee, mentre il leader laburista Jeremy Corbyn accusa Downing Street di aver tradito il settore.
Rinata tre anni fa
Pilastro della rivoluzione industriale in Inghilterra, la siderurgia ha un posto importante nella storia economica e nel cuore del paese. Il rilancio del marchio British Steel tre anni fa aveva costituito l'epilogo provvisorio di una crisi innescata dalla riduzione delle attività da parte del colosso indiano Tata, leader sull'isola. Era subentrato un nuovo investitore, Greybull Capital, che aveva acquistato tutto per un prezzo simbolico.
I prodotti erano richiesti soprattutto in ambito ferroviario, con la SNCF francese fra i principali acquirenti, ma, secondo Greybull, insieme ai prezzi bassi sono "le difficoltà sorte dopo il voto sulla Brexit che si sono rivelate insormontabili". Molti clienti europei non hanno rinnovato gli ordini, preoccupati per il futuro delle relazioni commerciali una volta consumato il divorzio di Londra dall'UE.