Tutto, dall’ultimatum di Israele ai raid in corso nelle ultime ore di venerdì contro le postazioni di Hamas, sembra portare verso un’offensiva di terra dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza. Avvertire nell’imminenza di un attacco non è una novità, spiega alla RSI Paolo Capitini, già generale dell’Esercito italiano e docente di storia militare. “Dal 2008 l’esercito israeliano ha approvato un suo protocollo che, qualora le sue operazioni militari di combattimento coinvolgano popolazioni o infrastrutture, ha l’obbligo di comunicarlo con un certo anticipo. Normalmente questo anticipo è di 10-15 minuti. L’esercito di Israele non ha quindi fatto niente di nuovo”.
Senza sbilanciarsi, e fermo restando che siamo nel campo delle ipotesi, Capitini sul quando avverrà l’offensiva evidenzia un elemento: “Al momento il Segretario di Stato americano Antony Blinken si trova nell’area, in Qatar per incontrare le autorità e per prassi quando un’autorità diplomatica di quel livello si trova vicino alle operazioni solitamente si ha il buon gusto di lasciarlo lavorare. Questa però è una tradizione del passato, non sappiamo quanto ancora valida”.
Gaza, ordine di evacuazione
Telegiornale 13.10.2023, 12:43
L’esperto di storia militare sottolinea anche un altro fatto di natura tecnica: ”Israele sa benissimo che entrare a Gaza, significa aggredire una città lunga di lunga 45 km. È come attaccare più o meno Washington, è un compito militare mastodontico”. Per cui, secondo Capitini, sarebbe molto meglio: “Guadagnare tempo, cercare di separare la popolazione da Hamas, cercare di raffinare i piani per capire cosa fare una volta che oltrepassi la rete. Questa la priorità, dice, dell’esercito.
“Perché una cosa è certa, una volta che passi la frontiera, non puoi pensare di tornare dietro. Inizierà un combattimento che si dovrà protrarre sotto Gaza, non tanto sopra. Il vero incubo sarà dover cominciare a combattere nei tunnel che in vent’anni Hamas e anche i palestinesi per sopravvivere hanno dovuto costruire. Sotto terra la supremazia tecnologica dell’esercito di Israele è quasi annullata perché si tratta di combattere dentro un tubo quasi in un corpo a corpo. Nessun esercit, compreso quello israeliano, se lo auspica”.