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“Rinunciare a Rafah significa perdere la guerra”

Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ribadisce la necessità di un’offensiva di terra - Nella notte sono continuati i raid aerei sulla città

  • 11 febbraio, 12:19
  • 11 febbraio, 12:45
Benjamin Netanyahu

Il primo ministro Benjamin Netanyahu

  • Keystone
Di: ATS/ANSA/LP 

Il primo ministro Benyamin Netanyahu non demorde sull’annunciata offensiva di terra su Rafah, indicando la città meridionale della Striscia come “l’ultimo bastione dei battaglioni terroristici di Hamas”. Rinunciare all’invasione di Rafah significherebbe, a detta del premier, accettare di “perdere la guerra”.

Così ha risposto il leader israeliano, in un’intervista rilasciata per ABC News, alle numerose richieste di contenimento del conflitto. Il portavoce del Consiglio della sicurezza nazionale statunitense John Kirby già giovedì aveva messo in guardia sulle conseguenze “disastrose” che comporterebbe una tale eventualità. Dello stesso avviso si è mostrato pure l’alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea Josep Borrell, parlando domenica del previsto attacco come “una catastrofe umanitaria indescrivibile”.

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Altre critiche sono piovute da diversi Stati europei. Sabato la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock, intenzionata a visitare lo Stato ebraico alla ricerca di un cessate il fuoco, ha detto che un attacco israeliano nella città “sarebbe una catastrofe umanitaria annunciata”. Preoccupazioni per la sorte delle numerosissime persone presenti attualmente a Rafah (si parla di 1,3 milioni) sono state espresse domenica pure dalla ministra degli Esteri olandese Hanke Bruins Slot, che su X ha definito un’ulteriore offensiva di terra nella regione “ingiustificabile”.

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Dal canto suo, nell’intervista per ABC News, Netanyahu ha ribadito gli impegni israeliani per garantire “un passaggio sicuro alla popolazione civile”. “Un piano dettagliato” per proteggere gli abitanti di Gaza è in sviluppo: “Questo fa parte del nostro sforzo bellico per tenere i civili fuori pericolo”, ha detto.

Per bocca di un suo alto esponente, Hamas ha tuttavia avvertito che qualsiasi azione di terra a Rafah farà “saltare i colloqui per lo scambio degli ostaggi”. Lo riferisce l’ANSA.

L’aviazione israeliana continua a colpire

Durante la notte su domenica gli aerei di Israele hanno continuato intanto a bersagliare la città a ridosso dell’Egitto. Secondo l’emittente qatariota Al Jazeera almeno 40 palestinesi sono rimasti uccisi durante il bombardamento e altre decine di persone sono rimaste ferite. Hamas afferma che nelle ultime 96 ore sarebbero rimasti uccisi anche due degli ostaggi ancora nelle sue mani, mentre otto sarebbero stati feriti.

La Mezzaluna rossa palestinese ha segnalato la morte di quattro persone e il ferimento di altre otto a seguito di un raid avvenuto sabato pomeriggio in un quartiere nel centro della Striscia.

Secondo quanto riporta il Ministero della sanità locale, da quando l’esercito israeliano ha risposto all’attacco del 7 ottobre oltre 28’000 persone sono morte nella Striscia.

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RSI Info 11.02.2024, 12:18

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