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A scuola con il velo, nuove tensioni in Francia

Il preside di un liceo parigino minacciato a morte dopo aver chiesto a una studentessa di toglierlo; il caso fa discutere la politica

  • 28 marzo, 16:12
  • 28 marzo, 16:48
01:34

RG 12:30 del 28.3.2024 Il servizio di Alessandro Grandesso

RSI Info 28.03.2024, 15:38

  • IStock
Di: Alessandro Grandesso 

È cominciato tutto con un diverbio all’ingresso di un liceo di Parigi, un mese fa, quando una studentessa ha rifiutato di togliersi il velo, come gli intimava il preside accusato poi di averle dato uno schiaffo. La denuncia della ragazza è stata archiviata per mancanza di prove, ma il dirigente ha preferito lo stesso fare un passo indietro, di fronte alle minacce di morte circolate sui social. Un caso che riporta alla memoria quelli di Samuel Paty e Dominique Bernard, insegnanti uccisi da terroristi islamisti, e che ha provocato indignazione nel mondo politico, spingendo il premier Gabriel Attal a prendere posizione: “Denunceremo la ragazza per calunnia”.

Il dirigente del liceo Maurice Ravel, nel XX arrondissement della capitale, ha comunque deciso di anticipare di quattro mesi la pensione, nonostante avesse semplicemente ricordato l’applicazione della legge sulla laicità. L’episodio ha scatenato però messaggi ostili sui social, come nel 2020, quando il professore Paty, a torto accusato di aver imposto una lezione sulla laicità con le caricature di Charlie Hebdo, fu preso di mira online da alcuni islamici radicali: uno di questi poi lo uccise decapitandolo nei dintorni della scuola dove insegnava, a Conflans-Sainte-Honorine, in periferia di Parigi. Lo scorso autunno, invece, il professore Bernard fu ammazzato da un altro jihadista all’ingresso della sua scuola ad Arras, perché insegnava storia.

Una violenza “endemica”

Nei giorni scorsi, la Procura ha arrestato due persone, rinviandone una a giudizio il 26 aprile, dopo le prime indagini sulle minacce di morte corroborate anche da un video della liceale diffuso dal Collettivo contro l’islamofobia. Il preside ha scelto però di chiudere anticipatamente la sua carriera, nonostante il sostegno dei sindacati di categoria scesi in piazza davanti alla Sorbona il 5 marzo per denunciare “le minacce e le violenze di cui sono vittime i dirigenti scolastici”. Atti denunciati anche in un rapporto del Senato del 6 marzo, che sottolinea come la violenza nei confronti del personale educativo sia “endemica” e in aumento, fin dalle elementari, rimettendo in discussione non solo la scuola repubblicana, ma anche i suoi valori e la laicità.

Il caso del preside parigino ha suscitato un’alzata di scudi della classe politica. Si è detto indignato il capogruppo dei parlamentari socialisti, Bori Vallaud, mentre Marine Le Pen ha accusato il governo di non saper proteggere le scuole. Così ieri sera, mercoledì, è intervenuto anche il primo ministro Gabriel Attal che dopo aver ricevuto il dirigente, ha annunciato che lo Stato denuncerà la liceale per calunnia: “Per garantire il sostegno a chi ogni giorno è in prima linea contro gli attacchi alla laicità e ai tentativi di estremismo islamista nelle nostre scuole”. Un tema sempre di attualità a 20 anni dalla legge che ha vietato i segni religiosi ostentatori.

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