Seggi aperti da oggi e fino a domenica in Russia per le elezioni presidenziali. Vlamidir Putin – e non ci sono dubbi- otterrà il suo quinto mandato: un risultato dunque già scritto, ma quel che conta per il Cremlino sono sono le percentuali.
Ormai da tempo la questione di chi sarà l’inquilino del Cremlino non viene più posta, ma la percentuale con cui Vladimir Putin verrà rieletto per altri sei anni, quella ecco è l’osservata speciale di questo voto. Parola d’ordine è plebiscito: nel 2018, il presidente era stato rieletto con il 67% e con una partecipazione del 77%. Vietato andare sotto questi numeri, ed è quello che vuole il presidente.
Ieri con un messaggio rivolto ai russi, ha esortato la popolazione ad andare a votare: serve sottolineare la coesione e la determinazione ad andare avanti insieme. Ogni voto è importante e significativo, andate a votare, ha affermato.
Un regime per legittimarsi deve mobilitare il suo elettorato: queste presidenziali possono esser lette come un referendum su quella che qui viene definita l’operazione militare speciale in Ucraina; quindi, un referendum su chi l’ha ordinata. Putin deve raggiungere numeri trionfali per avallare il suo operato.
Si tratta di elezioni che si volgono sull’arco di tre giorni, e c’è anche il voto elettronico, che per la prima volta in una presidenziale fa la sua comparsa: in quasi una trentina di regioni - Crimea inclusa- è possibile votare elettronicamente. Si vota per le presidenziali anche nelle cosiddette “Nuove regioni”, ossia le aree ucraine, Donetsk, Luhanks Zaporiszia e Kherson annesse dal Cremlino, anche se non le controlla interamente.
Anche qui le percentuali di vittoria dovranno raggiungere determinate cifre, per diciamo legittimare la strategia del Cremlino e l’adesione alla Russia. E un voto spalmato su più giorni e anche elettronico può essre visto come un modo per aggiustare i numeri in caso di necessità… i dubbi è inutile negarlo di brogli e manipolazioni ci sono.
I candidati che corrono contro Vladimir Putin rivestono il ruolo di comparse. Chi vive qui, ci ha parlato di una campagna elettorale praticamente insistente, ancor peggio di sei anni fa. Solo gli altri tre sfidanti hanno dibattuto in televisione, tre sfidanti allineati sulla strategia del Cremlino in Ucraina, difficili quindi definirli d’opposizione e che soprattutto non hanno chance: per dovere di cronaca citiamoli sono Nikolai Kharitonov per i comunisti, l’ultranazionalista Leonid Sluckij, e il centrista Vladislav Davankov.
Putin non ha fatto meeting, ne ha sempre fatti pochissimi, possiamo dire che il suo unico comizio è stato rappresentato dal suo annuale discorso alla Nazione, due settimane fa. Non ha elargito solo minacce all’occidente riguardo alla situazione ucraina, ma ha soprattutto parlato di investimenti e promesse miliardarie per un paese, che deve continuare a pensare in grande.
Ecco perché Putin vince
RSI Info 15.03.2024, 14:55