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Ancora proteste in Israele

Nonostante la sospensione della riforma giudiziaria l’avvio del dialogo con l’opposizione, vengono confermate le agitazioni dei prossimi giorni e anche oggi si è sfilato a Tel Aviv

  • 28 marzo 2023, 20:40
  • 12 luglio 2023, 05:00
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Proteste contro la riforma giudiziaria mentre i leader dell'opposizione e della coalizione avviano negoziati, presso la residenza del Presidente a Gerusalemme

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Di: ATS/ANSA/dielle

Nemmeno la pausa sulla riforma giudiziaria e l'avvio del confronto con l'opposizione spengono le proteste contro il governo di Benyamin Netanyahu in Israele. Le Bandiere nere - uno dei maggiori gruppi che organizza le manifestazioni - ha confermato la dimostrazione in programma sabato sera a Tel Aviv per la tredicesima volta. E già oggi (martedì) lo stesso gruppo ha sfilato in protesta in pieno centro città al grido di "democrazia".

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"La battaglia è ancora lunga", ha sostenuto l'organizzazione denunciando di non essere pronta ad "accettare una mezza democrazia", in riferimento ai negoziati tra le parti. Colloqui che - su iniziativa del presidente Isaac Herzog - sono partiti stasera stessa tra la maggioranza e i due leader centristi Yair Lapid e Benny Gantz.

"Un primo incontro di dialogo", l'ha definito il presidente, il cui obiettivo è "un percorso negoziale" per raggiungere un compromesso. Ma è proprio la parola compromesso a costituire il problema: le organizzazioni di protesta hanno chiesto, e chiedono tuttora, il ritiro totale della riforma. Il sospetto - secondo molti analisti e la leader laburista Merav Michaeli - è che il congelamento della legge annunciato da Netanyahu non sia null'altro che un modo per guadagnare tempo.

Di certo non ha smorzato l'allarme il fatto che la coalizione di governo abbia presentato sempre oggi alla Knesset (parlamento), pronto per essere votato, uno dei disegni di legge più contestati della riforma: quello della nomina dei giudici della Corte suprema. Una mossa - giustificata dall'esecutivo con motivi tecnici - che ha fatto infuriare l'opposizione visto che modifica la composizione e i criteri del comitato di nomina dei giudici a favore della maggioranza.

Il leader nazionalista laico Avigdor Lieberman non ha usato mezzi termini: "Netanyahu mente e sputa in faccia alla gente". Il premier invece - che secondo un recente sondaggio non avrebbe più una maggioranza in parlamento se si andasse a votare oggi - ha sottolineato che la sua coalizione è "impegnata in un dibattito importante e ne verremo fuori. Il nostro obiettivo - ha assicurato - è quello di raggiungere vaste intese".

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