“Sulla Francia grava la spada di Damocle di un debito colossale”. Il riequilibrio delle finanze pubbliche è stato al centro del discorso programmatico del neopremier Michel Barnier, presentatosi per la prima volta davanti all’Assemblea nazionale, la quale non si riuniva dalla metà di luglio e - dopo un minuto di silenzio per la studentessa ritrovata morta al Bois de Boulogne - ha subito preso a rumoreggiare. I deputati di sinistra di La France Insoumise hanno brandito le loro schede elettorali per contestare la nomina a capo del Governo di un esponente di centrodestra e non di uno del fronte progressista uscito vincitore dalle urne, per quanto senza raggiungere la maggioranza assoluta.
La protesta dei deputati di La France Insoumise
D’altra parte Barnier, che è rimasto imperturbabile di fronte alle contestazioni e non ha chiesto un voto di fiducia, sa di avere un margine di manovra molto ridotto, ritrovandosi messo sotto pressione sia dall’estrema destra (il Rassemblement national oggi primo partito di Francia lo tiene “sotto osservazione”) sia dalla sinistra stessa. Le due forze, in caso di mozione di censura, potrebbero insieme far cadere l’Esecutivo.
Nel dettaglio l’ex negoziatore europeo per la Brexit ha affermato che intende ridurre il disavanzo pubblico al 5% del PIL nel 2025 (quest’anno si dovrebbe sfiorare il 6%) e rimettere il Paese sulla traiettoria che condurrà a rispettare la soglia del 3% entro il 2029. Ha poi parlato di “efficacia delle spese” ma anche di leva fiscale, tema che rischia di inimicargli le formazioni borghesi. Ha in particolare annunciato l’intenzione di chiedere un contributo straordinario alle grandi imprese che fanno utili importanti e ai più ricchi di Francia.
Per preparare il suo piano, Barnier aveva ricevuto la scorsa settimana sia i sindacati che il padronato. Ha promesso di promuovere il dialogo e ha mantenuto la porta aperta a discussioni sulla contesta riforma delle pensioni. Per i salari e per le rendite, peraltro, nel pomeriggio secondo la CGT sono scese in piazza 170’000 persone nel Paese.
Ha quindi sollevato la questione del “debito ecologico”, annunciando che la Francia proseguirà sulle vie parallele del nucleare e delle energie rinnovabili. “La transizione ecologica dovrà essere uno dei motori della nostra politica industriale”, ha dichiarato.
Ha parlato anche di politica migratoria, che Parigi “non ha sufficientemente sotto controllo”, di rispetto dello stato di diritto e di libertà civili, dicendosi non disposto a scendere a compromessi su temi che l’aborto e il matrimonio per tutti.
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Notiziario 01.10.2024, 17:00
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