Il presidente statunitense Joe Biden non crede che il presidente russo Vladimir "Putin stia per usare l'arma nucleare", tuttavia sospendere il trattato Start è stato un "atto irresponsabile" e un grave errore, ma si è detto "fiducioso di poter risolvere la questione". Il presidente statunitense lo ha dichiarato in un'intervista all'ABC a Varsavia, dove si è recato a colloquio con i leader dei Paesi del fianco est della NATO e dove ha elogiato l'impegno nella lotta dell'Alleanza per "la difesa della libertà e delle democrazie in Europa e nel mondo".
"Dopo l'invasione dell'Ucraina da parte di Putin, è ancora più importante restare uniti", ha aggiunto il presidente statunitense parlando alla riunione con i leader del fianco del gruppo "Bucharest 9", che comprende Polonia, Romania, Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Lituania, Lettonia e Estonia, sottolineando che proprio questi paesi si trovano "in prima linea" nella lotta della Nato per "la difesa della libertà e delle democrazie in Europa e nel mondo".
Intanto si apprende che non è bastato l'appello recapitato in persona dalla vice premier ucraina Yulia Svyrydenko all'UE: il colosso russo del nucleare Rosatom non entrerà nel decimo pacchetto di sanzioni. Il pressing della Polonia e dei Baltici per l'inserimento di uno dei settori più strategici per Mosca è stato respinto innanzitutto dall'Ungheria.
Ma, anche senza l'inclusione di Rosatom, la riunione dei Rappresentanti Permanenti in UE (Coreper II) non è riuscita a dare luce verde al decimo pacchetto. L'incontro è stato aggiornato per giovedì pomeriggio nella speranza che le divergenze tra i 27, che vanno ben oltre il punto del nucleare, si appianino. E mantenendo così l'impegno a mettere sul piatto nuove sanzioni entro il 24 febbraio, come annunciato da Ursula von der Leyen.
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