In Germania la crisi politica accelera; il cancelliere Scholz si è adeguato alle richieste di affrettare i tempi e le elezioni doverebbero tenersi il 23 febbraio, due mesi dopo il voto di fiducia in calendario il 16 dicembre. Il leader del Partito liberale ed ex ministro tedesco delle finanze, Christian Lindner, è un po’ il volto e l’artefice della crisi che ha travolto la cosiddetta coalizione semaforo (Ampelkoalition) composta da Partito socialdemocratico (SPD), Partito liberale democratico (FDP) e Verdi. Ma quali sono state le sue motivazioni per far saltare la maggioranza di governo e portare la Germania alle elezioni anticipate?
“Olaf Scholz ha ignorato troppo a lungo la necessità di un intervento per stimolare la crescita economica del Paese e non ha preso sul serio le tante preoccupazioni che affliggono i cittadini. Credo francamente che Olaf Scholz non abbia più la forza e nemmeno le idee per favorire una svolta politica ed economica”. Questa la dichiarazione rilasciata da Christian Lindner il 6 novembre scorso, subito dopo il suo licenziamento da ministro delle Finanze da parte del cancelliere Olaf Scholz.
Una decisione che ha provocato la fine anticipata della cosiddetta coalizione semaforo, ma che, a detta del politologo Albrecht von Lucke, non è certo arrivata a sorpresa. “Fin dall’inizio molti all’interno del Partito liberale, lo stesso Christian Lindner, hanno fatto il doppio gioco. Da un lato il partito faceva parte dell’esecutivo, dall’altro ha fatto opposizione al governo a cui apparteneva. Provocazioni con le quali Christian Lindner ha tentato di contrastare l’erosione di consensi del suo partito, che alle prossime elezioni rischia di non superare più lo sbarramento del 5%”.
Quarantacinque anni, sempre elegante, dall’atteggiamento un po’ dandy e vanitoso, a Christian Lindner piace presentarsi ancora oggi come il volto nuovo della politica tedesca, anche se alla guida dei liberali già da undici anni. Nel 2017 fu lui a far fallire le trattative per la formazione di una coalizione di governo fra cristiano democratici (dell’allora cancelliera Angela Merkel), i Verdi e i liberali, sostenendo che a volte è meglio restare all’opposizione che governare male. Dopo le elezioni politiche del 2021 diede però il suo via libera all’ingresso dei liberali nel governo di centro sinistra di Olaf Scholz. Ma le sue posizioni neoliberiste in campo economico e finanziario si scontrarono presto con quelle più stataliste dei socialdemocratici e dei Verdi. Differenze che spaccarono il governo e anche l’opinione pubblica. “Christian Lindner ha ragione abbiamo bisogno di più libertà imprenditoriale e di meno regole e burocrazia” sostengono alcuni. “Il governo deve avere più soldi e fare più investimenti. Le nostre infrastrutture sono in uno stato pietoso e devono essere migliorate”, dicono altri ai microfoni di SEIDISERA.
La decisione di Christian Lindner di far saltare la coalizione potrebbe trasformarsi in un boomerang per i liberali, sostiene il politologo Wolfgang Schroeder: “Anche se il partito dovesse riuscire a superare la soglia del 5%, il prossimo cancelliere, con ogni probabilità, sarà il cristiano democratico Friedrich Merz, che per formare una maggioranza avrà bisogno del sostegno o dei socialdemocratici o dei Verdi. Attualmente non vedo però il pericolo di un ulteriore rafforzamento dei populisti. Al centro della campagna elettorale ci saranno temi economici. In questo campo i partiti, come Alternative für Deutschland (estrema destra) o l’alleanza di Sahra Wagenknecht, hanno poco da offrire”.
Germania al voto in febbraio
Telegiornale 12.11.2024, 20:00