Emmanuel Macron si è presentato al primo turno delle presidenziali francesi come grande favorito alla vittoria finale, con Marine Le Pen che ha però ridotto lo scarto nei sondaggi. Cinque anni fa il presidente si presentava come il candidato né di destra né di sinistra. Una posizione che nel 2017 si è rivelata vincente, ma non è detto che nel 2022 lo sia sempre.
Come valutare il suo primo mandato presidenziale? Le risposte del politologo Thierry Vedel.
Sul piano economico indubbiamente si è posizionato a destra, anche se la presidenza Macron è stata marcata da questa dualità: più liberale sul fronte economico, più progressista su alcune tematiche sociali, come la legge sulla bioetica e la procreazione assistita aperta a tutte le donne. Quel che mi sembra abbiamo segnato questo quinquennio- al di là delle promesse mantenute e non- è il suo rapporto con i francesi: quel che colpisce nei sondaggi, è la sua immagine di presidente che non capisce le esigenze della popolazione, di un presidente un po' arrogante addirittura autoritario. Ma al contempo gli si riconosce di ben rivestire la sua carica e di ben rappresentare la Francia.
Che bilancio si può tracciare di questi 5 anni di Macron all'eliseo?
Non è un esercizio facile fare il bilancio di un presidente, ma credo che quello che Emmanuel Macron voleva veramente portare a termine e che non è riuscito a fare, è la riforma delle pensioni. Riforma che ha suscitato un'ondata di proteste. Ma la cosa che stupisce è che ora che è candidato per la seconda volta, ha annunciato che intende riprovarci apportando delle modifiche. Più in generale è chiaro quale fosse il suo obiettivo: voleva riformare la società francese, rendendola più flessibile: meno norme e più liberale. È però incappato nella pandemia che a sua volta ha provocato una crisi economica, senza dimenticare la crisi dei gilets jaunes, che ha profondamente marcato il quinquennio di Macron. Il movimento di protesta ha rivelato le sue difficoltà a comprendere la società francese e a gestirla. Si è forse reso conto che non si può governare completamente soli, ma ci si deve anche appoggiare sui corpi intermediari.
Ora in questa a dir poco strana campagna elettorale, Emmanuel Macron è più presidente che candidato. C'è il conflitto ucraino, la Francia ha la presidenza del consiglio dell'Unione Europea, si muove su più fronti.
E ha trovato una formula straordinaria per descrivere la sua posizione: "Sarò presidente fino a quando dovrò esserlo e candidato quando potrò". Al di là delle critiche che gli vengono mosse perché non vuole dibattere con gli altri candidati - cosa normale, nessun presidente in carica ha mai partecipato a un dibattito - è chiaro che non ha nessun interesse a mettersi allo stesso livello dei suoi concorrenti, perché ha dalla sua parte la notorietà e più incarna la funzione presidenziale, più mostra che ha la capacità di rivestire questa carica.