Dalle 6.01 di sabato (ora svizzera), gran parte dei prodotti importati negli Stati Uniti, compresi quelli provenienti dalla Svizzera, è soggetta a un nuovo dazio doganale del 10%. Si tratta di una misura aggiuntiva rispetto alle tariffe già in vigore, che rischia di aggravare ulteriormente le tensioni commerciali a livello globale.
Restano tuttavia esenti, per il momento, alcune categorie di beni considerati strategici o difficilmente reperibili sul mercato interno statunitense, come petrolio, gas, rame, oro, argento, platino, palladio, legname, semiconduttori, prodotti farmaceutici e minerali rari.
Anche l’acciaio, l’alluminio e le automobili importate non rientrano in questa nuova ondata di dazi, ma sono già soggetti da tempo a un’imposta separata del 25%. Canada e Messico, regolati da un altro regime, stanno comunque già subendo le conseguenze della politica protezionista avviata dal presidente Donald Trump.
Ma il conto più pesante arriverà da mercoledì, con aumenti mirati per i Paesi che esportano più di quanto importano dagli USA: per la Svizzera, il dazio salirà al 31%, per la Cina fino al 54%, mentre l’UE affronterà una tariffa del 20%, il Vietnam del 46% e il Giappone del 24%.
Dopo l’annuncio, la scossa: la ritorsione della Cina, Wall Street trema
L’annuncio di Donald Trump di mercoledì, motivato dall’“emergenza nazionale” di ridurre il deficit commerciale degli Stati Uniti, ha scosso l’economia globale. Secondo gli economisti, le nuove barriere doganali promesse dalla Casa Bianca riporterebbero gli USA ai livelli tariffari degli anni ’30, un’epoca in cui gli scambi erano molto più limitati e le economie meno interconnesse.
La Cina non ha perso tempo e venerdì ha subito annunciato le sue contromisure: da giovedì 10 aprile entreranno in vigore dazi del 34% sui prodotti americani.
Intanto crescono i timori di una spirale negativa per l’economia globale, con i mercati finanziari in forte calo. In due giorni, la capitalizzazione dell’intero mercato azionario statunitense ha perso oltre 6’000 miliardi di dollari, secondo l’indice Dow Jones US Total Stock Market. Il presidente Trump tuttavia non arretra: “Non cambierò mai la mia politica. È un buon momento per essere ricchi, più ricchi che mai”, ha scritto venerdì su Truth Social.

Dazi USA, una possibile chiave di lettura
Telegiornale 04.04.2025, 20:00