Dopo quindici mesi di combattimenti che hanno causato fno ad aprile secondo l’ONU oltre 8'400 vittime civili, mentre su quello dei militari non ci sono cifre accertate ma l’ordine è quello delle decine di migliaia su entrambi i fronti, non ci sono prospettive concrete di pace. Dopo che nel marzo 2022, nel primo mese del conflitto, vi erano stati incontri tra rappresentanti russi e ucraini con l’intento di arrestare il conflitto, le trattative si sono bloccate.
L’accordo sul grano raggiunto nel luglio dello scorso anno con la mediazione della Turchia e i vari scambi di prigionieri che avvengono con regolarità sono esempi di come Mosca e Kiev possono dialogare su questioni precise, ma sul tema di una tregua come su quello più ampio e imprescindibile di un processo di pacificazione e ricostruzione dell’architettura di sicurezza in Ucraina e tra Russia e Occidente non c’è nemmeno l’ombra.
Il piano ucraino
Nel corso degli ultimi mesi sono state avanzate da vari attori cosiddetti “piani di pace” che però in realtà non sono altro che accenni generali per obbiettivi da raggiungere senza una tempistica precisa. Nell’autunno dello scorso anno il presidente ucraino Zelensky ha annunciato il suo, in dieci punti, che vanno dalla sicurezza nucleare per la centrale di Zaporizhia alla sicurezza alimentare garantita dalle esportazioni ucraine, dalla sicurezza energetica del Paese al rilascio dei prigionieri, dalla giustizia con l’istituzione di tribunali per i crimini di guerra alla necessità della protezione dell’ambiente per finire con le questioni più importanti come appunto il ripristinino dell'integrità territoriale dell'Ucraina e il ritiro delle delle truppe russe con la fine della guerra e la creazione di un'architettura di sicurezza nello spazio euro-atlantico con garanzie per Kiev.
In sostanza non si tratta di un piano per la pacificazione, con un programma vero e un calendario preciso, ma una lista di questioni che devono essere risolte. Come non si sa: il messaggio principale, ripetuto più volte in questi mesi dalla leadership ucraina è che Kiev prima deve sconfiggere Mosca e tornare ai confini del 2013, con i russi fuori da Donbass e Crimea, per sedersi poi al tavolo delle trattative.
L’iniziativa cinese
Da qualche settimana sul tavolo c’è anche un piano cinese, che piano in realtà non è, visto che a Pechino è stato pubblicato solo un documento che illustra la posizione cinese sulla soluzione del conflitto e che l’inviato speciale per l’Ucraina Li Hui sta portando in giro per l’Europa nel tentativo di ricondurre il dialogo nelle condizioni del possibile. Tra i dieci punti del documento si va dal rispetto della sovranità di tutti i paesi all’abbandono della mentalità da guerra fredda, dalla cessazione delle ostilità alla ripresa dei colloqui di pace, dalla risoluzione della crisi umanitaria allo scambio di prigionieri, dalla sicurezza nucleare alla riduzione dei rischi strategici, dalla cooperazione alimentare allo stop alle sanzioni unilaterali.
La differenza principale tra Pechino e Kiev e che la Cina propone praticamente prima la cessazione della guerra e poi la discussione di tutto il resto, schierandosi in qualche modo a fianco della Russia, che di iniziative di pace non ne ha presentate. Mosca al momento occupa parte del territorio ucraino nel sud-est del Paese, nuove regioni sono state conquistate e annesse a partire dal febbraio del 2022 e da questa posizione di vantaggio, che comunque con l’eventuale successo della controffensiva ucraina potrebbe cambiare, non ha intenzione di scostarsi.
Dal Vaticano al Sudafrica
Se Mosca non ha avviato nessuna iniziativa concreta per la tregua, lo stesso deve dirsi degli alleati occidentali dell’Ucraina, Stati Uniti e Unione europea che stanno sostenendo di fatti la posizione d Kiev per cui le trattative di pace e la ricomposizione del conflitto ci sarà solo con la sconfitta sul campo della Russia.
Anche tra Washington e Bruxelles le posizioni sono differenziate, ma il sostegno militare che passa attraverso paesi singoli e la Nato lascia pochi dubbi sulla strategia di mediazione e cautela che al momento non è prioritaria. Al di fuori del contesto meramente politico, e al di là di iniziative annunciate come quelle di Brasile o Sudafrica, ancora tutte da verificare, ci sono da evidenziare anche le mosse del Vaticano. La posizione della Chiesa cattolica è quella per una cessazione immediata della guerra che fermi la tragedia che sta investendo il popolo ucraino.
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Telegiornale 20.05.2023, 20:00