GUERRA IN UCRAINA

Dietro lo spiraglio aperto da Zelensky

Le sue dichiarazioni su possibili trattative che includano la Russia segnano un cambiamento di tono, ma riflettono anche l’attuale fase di difficoltà dell’Ucraina

  • 17 luglio, 05:34
  • 1 agosto, 17:44
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Il presidente ucraino, qui ripreso durante la conferenza al Bürgenstock dello scorso mese

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Di: Stefano Grazioli 

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha aperto uno spiraglio su possibili trattative di pace che includano la Russia. Per la prima volta dall’aprile del 2022, quando erano falliti i primi colloqui diretti tra Kiev e Mosca in Turchia, si riaccende così la possibilità di un dialogo diretto tra Ucraina e Russia. Dopo la conferenza sulla pace tenutasi in Svizzera a metà giugno era stata ventilata da più lati la possibilità di futuri negoziati con la presenza di rappresentanti del Cremlino, che avrebbero dovuto costituire appunto il secondo step, il secondo passo, verso un approccio più concreto sulla strada della pacificazione. Secondo Zelensky ci sarebbe già una tempistica, con un piano per un eventuale incontro diretto tra ucraini e russi in autunno.

Reazioni caute di Mosca

Le prime reazioni dalla Russia sono state caute, dato che per ora non vi è nulla di ufficiale, anche se sottotraccia la diplomazia internazionale è sempre al lavoro. Mosca è stata molto critica nei confronti della conferenza sulla pace al Bürgenstock, dove non era rappresentata dato che Berna aveva accolto le richieste di Kiev in questo senso, e non erano presenti nemmeno Paesi chiave negli equilibri geopolitici internazionali, come la Cina. Il Cremlino, nel corso degli ultimi mesi, ha sottolineato la disponibilità ad eventuali trattative, partendo però sempre dallo status quo, ossia dall’occupazione dei territori ucraini; questa posizione è stata a sua volta definita inaccettabile da Zelensky. La domanda è dunque se stia veramente cambiando qualcosa.

Primo passo di Kiev

La formula di pace ucraina, annunciata nell’autunno del 2022, prevede colloqui diretti solo dopo il ritiro delle truppe russe dal Donbass e dalla Crimea. La situazione attuale sul campo, favorevole alla Russia, non consente di prevedere quando un tale quadro potrà essere realizzato e pone un orizzonte temporale indefinito. L’apertura di Zelensky, benché non precisata nei contenuti, su ciò in sostanza che dovrà essere discusso, mette se non altro in calendario entro la fine di quest’anno la possibilità di un incontro tra le due parti, almeno in teoria. Può essere considerato un primo passo, anche se sarà necessaria la chairificazione sulla materia del dialogo; d’altro canto vi sono le intenzioni della Russia, che se da un lato ha affermato di essere pronta alle trattative, dall’altro continua le operazioni militari con il chiaro obiettivo di allargare il perimetro dei territori già conquistati.

Cambiamento di tono

Quello che è comunque un po’ cambiato, sul lato ucraino, è il tono della narrazione, ben differente da quello della scorsa estate, quando era in corso l’annunciata controffensiva di Kiev che però si è risolta nel nulla. Dall’autunno del 2023 e per tutti questi mesi, l’iniziativa sul campo è stata in mano della Russia, il sostegno degli alleati occidentali è stato altalenante e sempre sotto le richieste ucraine, anche ora. La conferenza in Svizzera ha mostrato che il sostegno di Stati Uniti e Unione Europea è solido, ma allo stesso tempo che la Russia non è affatto isolata, se non sul fronte occidentale, e vari Paesi del resto del mondo, trainati dalla Cina e dal Grande sud, valutano la questione ucraina molto diversamente dalle cancellerie occidentali. Tutti questi elementi, che fotografano la realtà del momento, suscettibile comunque anche di mutamenti nella prospettiva di una lunga guerra di logoramento con innumerevoli varianti, stanno condizionando la strategia ucraina, quantomeno nella retorica.

Appuntamento a novembre

Zelensky si è detto fiducioso che un piano per le trattative dirette tra Ucraina e Russia sarà pronto per novembre. Allora si deciderà anche chi sarà il prossimo inquilino della Casa Bianca, con Donald Trump grande favorito. La questione è primaria anche per Kiev, dato che gli Stati Uniti sono l’alleato fondamentale per l’Ucraina e soprattutto i veri antagonisti delle Russia nel duello allargato della proxy war ucraina. La linea dell’ex presidente è divergente da quella dell’attuale Joe Biden e un cambiamento di rotta che sposti le priorità statunitensi dal teatro postsovietico, in termini di sostegno politico, militare ed economico, inciderebbe ovviamente anche sull’andamento del conflitto. I prossimi mesi, in assenza di grandi mutamenti al fronte, al momento non prevedibili, serviranno all’Ucraina anche per prepararsi a questa eventualità e forse non è un caso che l’apertura di Zelensky sia arrivata in un momento in cui i giochi a Washington paiono quasi fatti. 

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Zelensky apre al dialogo con la Russia

Telegiornale 16.07.2024, 12:30

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