I dirigenti vaticani di tutti i livelli, compresi i cardinali alla testa di un dicastero o responsabili di enti, non devono avere beni in paradisi fiscali (neanche per interposta persona), investire in aziende che operano contro la dottrina della Chiesa o avere a loro carico condanne o indagini per reati come terrorismo, riciclaggio, frode, sfruttamento di minori o evasione fiscale, che sia nella Santa Sede o all'estero. È quanto prevede il nuovo passo deciso da Papa Francesco per promuovere la trasparenza e contrastare la corruzione nella gestione delle finanze vaticane.
Le novità, che seguono quelle su appalti e sui contratti, sono contenute in una lettera apostolica in forma di "motu proprio". Dagli interessati si esige una dichiarazione da firmare al momento dell'assunzione dell'incarico e poi ancora ogni due anni.
La Segreteria per l'Economia potrà eseguire controlli sulla veridicità delle dichiarazioni e, in caso di attestazioni false o mendaci, potrà licenziare il dipendente e chiedere i danni eventualmente subiti.