Il lancio di missili su Kiev, giustificato da Mosca sostenendo di aver puntato a obiettivi militari, proprio mentre nella capitale ucraina si trovava il segretario dell'Organizzazione delle Nazioni Unite Antonio Guterres, "è una volontà di umiliazione" dell'ONU. Ne è certo Paolo Magri, direttore dell'Istituto per gli studi di politica internazionale di Milano, secondo il quale, come spiegato alla RSI, l'accaduto risponde alla volontà del Cremlino "di mostrare chi ha in mano la leva principale. Non è la prima volta che assistiamo a questo. Pochi mesi fa, quando Josep Borrell, l'Alto rappresentante per la politica estera, era in visita a Mosca, nello stesso momento mentre lui parlava con Lavrov, le agenzie battevano l'espulsione di tre diplomatici di Paesi europei. E' un po' nella tradizione di una macchina diplomatica muscolare, che in questo caso è molto muscolare".
Di certo le esplosioni che hanno scosso il quartiere Shevchenkivsky della capitale ucraina provocando la morte al suo domicilio della giornalista di Radio Svoboda Vera Girich, renderanno ancor più difficile il prosieguo dei negoziati. "Siamo a un muro contro muro - nota Paolo Magri -. Tre settimane fa pensavamo che, dopo i cannoni iniziali, si iniziasse a ragionare per arrivare a una qualche forma di trattativa. Noi stiamo assistendo a contrapposizioni e rigidità innanzitutto della Russia, l'invasore, ma anche dall'altra parte, dove la risposta che viene veicolata nelle ultime settimane è: armi, armi, armi".
Nello speciale dedicato alla guerra in Ucraina dell'ISPI, quanto avvenuto giovedì mentre Antonio Guterres incontrava Volodymyr Zelensky è definito "un macabro avvertimento da parte di Vladimir Putin". Un avvertimento che arriva allorquando anche sul terreno sembra che la situazione sia di attrito e stallo. "Sappiamo che i russi non stanno avanzando in modo impetuoso, ma non stanno neppure arretrando. Sappiamo che i russi, pezzo dopo pezzo, stanno in parte riuscendo in quella manovra che potrebbe permettere l'accerchiamento del grosso dell'esercito ucraino che è concentrato in una sacca in cui tre lati sono già in mano russa" afferma Paolo Magri secondo il quale vi sono due incognite dalle quali dipenderà l'evoluzione delle cose. "Non sappiamo - spiega - quanto nei prossimi giorni peseranno le armi che stanno arrivando all'Ucraina e quanto Mosca sia in grado di esercitare, con le linee di rifornimento attuali, una pressione di fuoco più forte".