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Ecco l’arsenale, ma Hezbollah non ha solo armi

I miliziani, tra 40’000 e 50’000, possono contare su tunnel scavati nella roccia e su un terreno favorevole. Pronti a innescare missili e razzi (130’000) contro le forze armate israeliane, ma tra i due eserciti ci sono milioni di civili libanesi - L’intervista all’esperto

  • 27 settembre, 05:47
  • 27 settembre, 17:05
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Miliziani di Hezbollah accanto a un drone armato, villaggio di Aaramta, distretto di Jezzine, Libano. 21 maggio 2023

  • AP/Hassan Ammar
Di: Massimiliano Angeli 

“Se le forze israeliane entrano in Libano e devono stare attente alla popolazione civile, a loro volta rischiano di subire grandi perdite. Quindi la grande preoccupazione è che potremmo vedere ripetersi quello che è successo a Gaza, perché per le forze militari israeliane questo tipo di approccio comporta molti meno rischi rispetto all’andare porta a porta, senza prima aver raso a zero interi quartieri”. Così ai microfoni della RSI Mauro Gilli, esperto di strategia militare al Politecnico federale di Zurigo, esprime la sua preoccupazione per quello che potrebbe accadere in Libano in caso di un’invasione israeliana.

Le forze paramilitari di Hezbollah (“partito di Allah”) dispongono di mezzi e forze non indifferenti per rispondere a un’invasione da parte di Israele…

“Assolutamente sì. Aggiungo che - come era già stato a Gaza, come era già stato nel 2006 sempre per Israele nella guerra del Libano e come è stato in verità per gli Stati Uniti in Afghanistan e in Iraq, insomma come in tutte le guerre dove un esercito regolare si scontra con forze irregolari - c’è uno svantaggio: cioè c’è un’asimmetria centrale, ovvero il fatto che i gruppi ribelli possono sfruttare tattiche diverse, incluso il camuffarsi come civili, che è una cosa ovvia, ma è centrale per portare a compimento attacchi. Voglio essere chiaro, non giustifico, ma questo spiega l’approccio di Israele a Gaza. Cioè in una guerra contro gruppi ribelli, se provi a fare quello che gli Stati Uniti hanno fatto in Iraq e Afghanistan (con tutti i limiti e con tutte le violazioni che alcuni soldati hanno compiuto), se cerchi di proteggere la popolazione civile mentre cerchi di uccidere o eliminare i combattenti, ti esponi a rischi pazzeschi. Le forze armate israeliane a Gaza - non voglio entrare in polemiche politiche - sostanzialmente hanno limitato questo rischio per le proprie forze, radendo interi quartieri a zero. E ora questo problema si pone chiaramente anche in Libano”.

E attaccare le forze di Hezbollah in Libano sarà più difficile: i miliziani potrebbero aver scavato tunnel nella roccia, la zona è costellata di colline… 

“Assolutamente sì. E vado oltre. In più il Libano è uno Stato, comunque, indipendente, nel senso che c’è l’influenza di Siria e Iran, però il Paese dei cedri è uno Stato nel quale Israele non è riuscito, negli ultimi 20 anni, a limitare la capacità delle forze di Hezbollah di costruire questo tipo di infrastrutture sotterranee (o addirittura altro). Quindi, se già nella guerra a Gaza avevamo indizi forti e abbiamo scoperto tunnel sotterranei che sono qualcosa di pazzesco, è verosimile pensare che nel caso del Libano il problema sia ulteriormente amplificato. La zona è collinare, le colline rendono ancora più difficile le operazioni di guerra in generale, quelle di guerra ai gruppi ribelli in particolare. E poi non dimentichiamo il fatto che i tunnel scavati possono essere ulteriormente rinforzati anche da fattori naturali”.

Quante forze può schierare Hezbollah?

“Per quanto riguarda i combattenti, secondo il Congressional Research Service, il centro che fa ricerche per il Congresso americano (quindi parte del Congresso) - che cita dati di altri centri studi -, Hezbollah avrebbe tra i 40’000 e i 50’000 effettivi. Ma si parla sempre di fonti non classificate; anche i centri studi più vicini ai servizi segreti non possono diffondere informazioni riservate. Commetterebbero un crimine federale (nel caso degli Stati Uniti) o nazionale (per l’Inghilterra) se dovessero diffondere notizie coperte da segreto militare. Queste sono quindi stime e mi rifaccio a loro, nel senso che ci sono poi alcuni centri che forniscono interpretazioni un po’ diverse, però si tratta come sempre di interpretazioni. Le grandi incognite adesso sono le seguenti: la prima domanda è di quanto hanno ridotto le capacità operative di Hezbollah i vari attacchi con i cercapersone imbottiti di esplosivo e gli attacchi mirati che Israele ha fatto nell’ultimo anno? Cioè, rispetto a una stima di 20-30-50’000 operativi, da quella stima, adesso, qual è ragionevole pensare che sia la capacità effettiva? Verosimilmente sarà ridotta...

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Tipologia di missili e razzi a disposizione di Hezbollah (fonte CSIS)

  • CSIS

A questo si aggiunge poi la questione degli armamenti…

“Sicuramente per quanto riguarda quelle armi che in inglese appartengono alla categoria delle small arms (fucili, mitragliatori eccetera) e light weapons (per esempio i missili anticarro simili ai Javelin o simili a quelli antiaereo Stinger, sono portatili, molto piccoli), queste tipologie di armi si possono nascondere in un bagagliaio di un’automobile e quindi sono verosimilmente molto disperse. Quindi in questi casi è molto più facile mantenere delle scorte. È anche vero che i sistemi anti-tank e anti-aereo MANPADS (man portable air defense systems, i sistemi missilistici antiaereo a corto raggio trasportabili da una persona) di cui disporrebbe Hezbollah sono armi abbastanza datate, ma chiaramente possono comunque creare problemi. Per quanto riguarda invece i missili balistici “a corto raggio” e quelli a più “lungo raggio”, forniti verosimilmente dall’Iran, allora in questo caso le cose potenzialmente iniziano un po’ a cambiare, perché sono missili che hanno bisogno di un sistema più complesso, quindi più difficile anche da nascondere. Fatte queste premesse, il Center for Strategic and International Studies (CSIS) di Washington (un centro studi indipendente, che però fa contratti per il Pentagono) è una delle fonti migliori (soprattutto per quanto riguarda i missili) tra i centri studi che fanno questo tipo di analisi basate su un misto di valutazioni di esperti e di informazioni reperite; ha raccolto informazioni e suddiviso per tipologia i missili e razzi di cui disporrebbe Hezbollah. In particolare il CSIS, citando fonti israeliane, sostiene che i miliziani del Partito di Allah dispongano di 130’000 piccoli razzi di artiglieria (ne avevano “solo” 15’000 nella guerra del Libano del 2006). Sicuramente è questa la grande differenza rispetto alla guerra in Libano del 2006. Nel 2006 Hezbollah era un gruppo terroristico che sapeva fare guerra a metà con la guerriglia e a metà con la guerra convenzionale, cioè aveva adottato tattiche molto sofisticate che, di fatto, avevano creato grandissimi problemi alle forze militari israeliane. Oggi la grande differenza è che l’arsenale di Hezbollah è aumentato molto nelle capacità, come è aumentato quello di tanti gruppi terroristici o di ribelli”.

Perché?

“Perché da una parte alcuni Stati, dall’altra parte il cambiamento tecnologico, permettono a questi gruppi non statali di possedere sistemi che hanno un raggio molto più lungo, una precisione superiore. Quindi questa non è la grande incognita (perché lo sappiamo), ma è il grande fattore di differenza, appunto, rispetto a vent’anni fa”.

Parliamo dei missili anticarro di cui dispone Hezbollah, che caratteristiche hanno?

“Un aspetto importante, da questo punto di vista, è che verosimilmente questi missili anticarro avranno prestazioni inferiori ai Javelin (di produzione britannica) che hanno un raggio di ingaggio, mi sembra, di cinque chilometri. È molto, molto probabile che i missili di cui dispone Hezbollah, verosimilmente di produzione iraniana, non abbiano un raggio così lungo, ma l’aspetto più importante è... che non conta, nel senso che, comunque, in una guerra con forze armate che si troveranno a procedere per aree o montuose o cittadine, non serve un raggio di cinque chilometri; un raggio di 200 metri è più che sufficiente. Questo è uno dei grandi problemi di combattere guerre asimmetriche contro gruppi ribelli: lo svantaggio tecnologico dei gruppi ribelli non risulta così importante, proprio per quello che dicevo prima, perché i gruppi ribelli possono comunque sfruttare la capacità di camuffarsi o con la popolazione locale o sfruttando determinate caratteristiche del territorio, inclusi i tunnel sotterranei e questo riduce significativamente il divario, l’importanza del divario tecnologico”.

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Combattenti di Hezbollah, armati di lanciarazzi a spalla, nel villaggio di Aaramta, distretto di Jezzine, sud del Libano. 21 maggio 2023

  • AP/Hassan Ammar

Molti temono che le armi a lungo raggio di Hezbollah potrebbero superare la prima linea israeliana, portando distruzione e morte nelle retrovie contro obiettivi militari e infrastrutture civili…

“In generale mi viene da essere scettico, perché i sistemi di difesa antiaerea e antimissilistica israeliani sono estremamente efficienti: c’è Iron Dome, di cui tutti parlano (orientato principalmente contro razzi a corto raggio). E poi c’è il David’s Sling (sistemi che sono stati impiegati ad aprile 2024, quando c’è stato il lancio di missili da parte dell’Iran contro Israele; ingaggiano missili che volano a più lungo raggio e, in base al tipo di missile, a bassa quota e ad alta quota). Israele inoltre è aiutato dai Paesi occidentali, in particolare dagli Stati Uniti, e ha un sistema di difesa antiaerea e antimissilistica molto, molto avanzato. Quindi come risposta generale mi viene da dire che, probabilmente, i missili di Hezbollah non riusciranno a creare grandi problemi. Chiaramente la risposta è generale, dipende poi tutto da quanto si protrae il conflitto. È esattamente lo stesso problema in cui si trova l’Ucraina, ovvero le scorte di missili intercettori sono limitate. Quindi se ogni giorno si impiegano 20-50 missili intercettori, per una settimana, due settimane, un mese… il problema non si pone. Dopo cinque mesi le scorte iniziano a venire meno e quindi la capacità di intercettare i missili di Hezbollah può risultare ridotta”.                

In tutto questo, in che modo l’esito delle presidenziali USA potrebbe influenzare il conflitto? Se invece di Donald Trump dovesse vincere Kamala Harris, quest’ultima potrebbe esercitare una forma di pressione su Israele, costringendolo al tavolo delle trattative dietro la minaccia di diminuire le forniture militari?

“Allora, da un punto di vista prettamente logistico sì, nel senso che Israele, dall’inizio della guerra, comunque si è appoggiato per tutta una serie di munizioni, missili e sistemi agli Stati Uniti. Nel momento in cui queste munizioni, missili e sistemi venissero meno, le capacità israeliane, di conseguenza, sarebbero significativamente ridotte. Questo l’aspetto chiamiamolo logistico delle forniture. La domanda politica, se Kamala Harris poi si spingerebbe a fare questo? Non lo so. C’è chi la pensa in un modo, c’è chi magari è più scettico. Quindi questa è un una questione diversa”.

Questo perché alla fine la politica americana non cambia in base al presidente, ma rimane lineare nell’essere vicini a Israele?

“Esattamente. Comunque ora c’è Biden e quindi magari ci potrebbe essere una correzione? Sì. Un cambiamento drastico in politica estera come quello che lei menzionava come possibilità? Non mi sento di escluderlo, non mi sento neanche di dire che me lo aspetto”.

Quali sarebbero le conseguenze di un’invasione israeliana per Hezbollah?

“Da una parte il problema dei gruppi terroristici ribelli, come Hezbollah e come Hamas, è quello che il loro supporto si basa un po’ su un supporto effettivo, un po’ su una manipolazione della popolazione locale e un po’ anche sulla coercizione - non voglio usare parole a sproposito -, ma quasi a livello mafioso, nel senso che impongono alla popolazione locale condizioni che questa non sempre accetta. Con questo voglio dire che sicuramente tra la popolazione più distante da Hezbollah, quella cristiana del Libano, è verosimile pensare che una guerra aumenterebbe il distacco. Questo in generale. Poi se uno deve valutare i problemi, non li valuterei solo per Hezbollah, ma per tutto il Libano, perché chiaramente una guerra avrebbe conseguenze devastanti.

Ora la domanda è: quanto efficace ed effettiva sarà la capacità di Hezbollah di riuscire a nascondere parte della sua infrastruttura e del suo arsenale dagli attacchi israeliani? E questo a priori è difficile dirlo. Nel senso che quando era iniziata la guerra a Gaza, io mai mi sarei aspettato che l’approccio israeliano sarebbe stato quello che poi abbiamo visto. Ora che noi sappiamo che un approccio che distrugge intere città è assolutamente all’interno delle possibilità di quelle considerate da Israele, allora anche nel migliore dei casi Hezbollah sicuramente perderà parte della sua infrastruttura, parte del suo materiale. Per quanto riguarda poi le catene di comando lì è verosimile pensare che i piani più alti di Hezbollah, come è successo anche a Gaza, non stiano lì a combattere e si vadano a nascondere. Però, insomma, parte degli operativi, parte dei combattenti, sicuramente rimarrà. E questi, insieme alla popolazione civile, verosimilmente subirebbero delle perdite”.                

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  • Keystone

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