L'Ecuador dovrà aspettare ancora qualche mese per conoscere il nome del suo nuovo presidente. Luisa González, 45 anni, fedelissima dell'ex presidente progressista Rafael Correa, e Daniel Noboa, 35 anni, figlio di uno degli imprenditori più ricchi del Paese (sconfitto proprio da Correa in un ballottaggio per le presidenziali), si sfideranno al secondo turno il 15 ottobre.
Il risultato è emerso al termine di una giornata elettorale apparentemente tranquilla, ma sostanzialmente tesa, dominata dalla paura per la violenza dei narcos, in un Paese ancora sotto shock per l'omicidio del candidato centrista Fernando Villavicencio. Un Paese che con una storica affluenza alle urne - oltre l'82% - ha voluto però dare un segnale forte della volontà di riprendere in mano le redini della sua sicurezza e del suo destino.
Una tornata elettorale che ha comunque registrato un tentativo di sabotaggio, con la piattaforma utilizzata per registrare i voti degli ecuadoriani all'estero sotto attacchi incrociati lanciati da India, Bangladesh, Pakistan, Russia, Ucraina, Indonesia e Cina, e in Europa concentrati soprattutto su Spagna e Italia.
Gonzalez, avvocatessa, animalista, ma contraria all'aborto anche nei casi di stupro, è decisa ad integrare nel suo esecutivo Correa (accusato di corruzione e attualmente in esilio in Belgio). Unica donna in lizza, ha guidato i risultati con oltre il 30%, senza tuttavia raggiungere la soglia necessaria per portarsi a casa una vittoria immediata. La candidata del movimento Revolucion Ciudadana ha assicurato che la priorità del suo eventuale Governo sarà combattere le "gravissime infiltrazioni del narcotraffico".
A contenderle la guida di Palazzo Carondelet è Daniel Noboa, con oltre il 24% dei voti. Il figlio del magnate delle banane Álvaro Noboa è il più giovane della competizione elettorale. Riuscito ad imporsi un po' a sorpresa, in materia di sicurezza il candidato di Azione democratica nazionale (Adn) ha una ricetta che passa anche per una diversa distribuzione dei detenuti nelle carceri. E oltre a questo punta a creare posti di lavoro anche attraverso opportunità per gli imprenditori.
Christian Zurita, giornalista anti-narcos sceso in pista per il Movimento Construye, dopo l'assassinio di Villavicencio, è arrivato terzo nella disputa, superando il 16,295. Il quarto posto è andato invece al Bolsonaro ecuadoriano, l'ex paracadutista Jan Topic (14% circa), mentre nessuno degli altri quattro candidati ha superato il 10%.