A due anni dall’invasione russa dell’Ucraina, il 24 febbraio 2022, il grande esodo di cittadini sia ucraini che russi in Turchia si è fermato. Grazie a un approccio pro-Ucraina ma non anti-Russia del governo di Ankara, la guerra in corso tra i due Paesi ha trasformato la Turchia da una popolare destinazione estiva a un rifugio sicuro per i cittadini di entrambe le parti in conflitto.
Alla fine del 2022 i rifugiati ucraini, accolti in Turchia per ragioni umanitarie, erano 145’000, concentrati soprattutto nei grandi centri urbani (Istanbul, Ankara a Smirne) e sulla costa mediterranea.
La politica di accoglienza dei russi ha riguardato invece ricchi oligarchi, intellettuali d’opposizione e dissidenti in genere incentivati dal rilascio dei cosiddetti “visti d’oro”, ovvero permessi di soggiorno a lungo termine (o la vera e propria cittadinanza) in cambio di ingenti
investimenti. Anche molti giovani russi della classe media - contrari alla guerra - sono venuti in Turchia per evitare la mobilitazione.
Dopo la messa domenicale la comunità si riunisce nel sagrato della chiesa per fare colazione
Ma il protrarsi del conflitto e la grave crisi economica, con l’inflazione fuori controllo, hanno invertito la tendenza; tutto troppo caro anche per loro.
Abbiamo raccolto le testimonianze e i pensieri di alcuni membri di entrambe le comunità che hanno scelto di vivere a Istanbul e che, almeno per il momento, sono restati: un giovane musicista jazz, totalmente russo, una coppia di intellettuali ucraini di elezione, una critica
letteraria russa, di origine georgiana e un giovane ucraino di Crimea - diventato involontariamente cittadino russo nel 2014 - in cerca di fortuna nel business del caffè.