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Fine dell’articolo 42, allerta migratoria

Il Messico costretto a rivedere il suo approccio alla migrazione dopo i cambiamenti decisi da Washington

  • 11 maggio 2023, 09:21
  • 14 settembre 2023, 16:46
La misura è stata usata per bloccare il numero crescente di richiedenti asilo

La misura è stata usata per bloccare il numero crescente di richiedenti asilo

  • Keystone
Di: Laura Daverio

Da mesi aumentano gli arrivi di migranti al confine tra Messico e Stati Uniti aspettando la fine dell’articolo 42, ufficiale a partire da oggi, giovedì 11 maggio. Introdotto a marzo 2020 dall’amministrazione Trump, sulla carta è una regola per rifiutare l’ingresso alla frontiera con lo scopo di limitare i contagi del Covid-19. In realtà è stato usato per bloccare il numero crescente di richiedenti asilo, senza alcuna verifica della possibile condizione di pericolo in cui si trovassero. Una politica applicata diversamente a seconda della nazionalità dei richiedenti, creando maggiore caos alla frontiera.

Molta disinformazione sta girando sull’eliminazione dell’articolo 42, facendo crescere le aspettative che passare la frontiera sarà più facile. Entrano invece in vigore nuove regole. Si accorceranno i tempi per valutare se un richiedente asilo abbia le condizioni richieste e le espulsioni saranno più rapide. Chi attraverserà illegalmente il confine verrà “schedato” e non avrà la possibilità di presentare richiesta per 5 anni. Infine, chi attraversa paesi terzi per arrivare alla frontiera dovrà provare di aver già fatto richiesta di asilo in uno questi.

Ognuna di queste politiche avrà un impatto sul Messico, che condivide oltre 3000 km di confine con gli Stati Uniti. Tra l’altro il Messico è già il terzo paese per numero di richieste di asilo, dopo Stati Uniti e Germania. Il numero record è stato raggiunto nel 2021 con 130'000 richieste. Se quest’anno si conferma la tendenza dei primi 3 mesi dell’anno, si arriverà a circa 140'000.

Migranti attraversano una barriera di filo spinato per entrare negli Stati Uniti dopo aver attraversato il Rio Bravo

Migranti attraversano una barriera di filo spinato per entrare negli Stati Uniti dopo aver attraversato il Rio Bravo

  • Keystone

Il Messico si considera storicamente un paese di transizione per i migranti dai paesi “fratelli”, ovvero dall’America latina. Una posizione entrata in crisi con l’arrivo delle carovane di migranti, cinque anni fa. A seguire la pandemia che ha peggiorato la condizione economica e di sicurezza in tutta la regione, a cui vanno aggiunti disastri naturali più severi dovuti ai cambiamenti climatici. Lo stesso Messico, che storicamente ha prodotto migranti economici, ha visto un peggioramento della sicurezza, soprattutto in alcuni stati ormai semi-controllati da cartelli della droga. Da questi stanno fuggendo cittadini messicani verso la frontiera, diventando anche loro richiedenti asilo.

Tutto questo accade mentre lo stesso direttore dell’Istituto Nazionale di Migrazione in Messico dovrà difendersi in tribunale in relazione a un incendio nella stazione migratoria nella città di Juarez dove sono rimaste uccise 41 persone. Juarez è una delle città di frontiera che da tempo chiede un intervento dello stato, incapace di gestire il numero di persone che arrivano. Settimana scorsa se ne contavano 36'000. Dietro a grandi incidenti che colgono l’attenzione nazionale e internazionale, rimane una crisi quotidiana più silenziosa, che non riesce a diventare una priorità politica necessaria per portare cambiamenti significativi a una condizione di degrado, pericoli e abusi.

Sotto pressione degli Stati Uniti, l’approccio rimane ancora quello di cercare di bloccare i migranti, aumentando tra l’altro la presenza militare, ma insufficiente a far fronte a un problema più complesso.

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Info notte 10.05.2023, 22:45

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