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Francia, chiuse le candidature

Tra rinunce, accordi, colpi di scena e prese di posizione di campioni dello sport, il Paese transalpino si prepara a nuove elezioni

  • 16 giugno, 23:10
  • 18 giugno, 09:21
Alcuni socialisti hanno attaccato la "leggerezza di Macron nella scelta di sciogliere il Parlamento

Alcuni socialisti hanno attaccato la "leggerezza di Macron nella scelta di sciogliere il Parlamento

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Di: Ats/sdr

Stop alle trattative e agli strappi: da domenica sera sono chiuse in Francia le liste dei candidati nelle 577 circoscrizioni per le legislative del 30 giugno e 7 luglio. Con qualche decisione dell’ultimo momento e l’attesa di scoprire il quadro esatto della situazione nell’estrema destra, dove sarebbero circa 70 le circoscrizioni in cui destra dei Républicains ed estrema destra del Rassemblement National presenteranno candidati comuni. Ha fatto discutere anche l’annuncio dell’ottantottenne “cacciatore di nazisti”, Serge Klarsfeld, che nel caso di un duello fra estrema destra ed estrema sinistra, voterà per il partito di Marine Le Pen. “Voterei per il Rn” nel caso di ballottaggio con il Fronte popolare di sinistra, perché il partito di Marine Le Pen “ha fatto la sua mutazione” e “sostiene gli ebrei”, ha detto lo storico difensore della causa dei deportati ebrei di Francia.

Tra candidature e passi indietro

E’ saltata nell’ultimo giorno una delle candidature più controverse de La France Insoumise (LFI), il partito di estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon, che per evitare scontri frontali nel Nuovo Fronte popolare della gauche sulla sua candidatura a premier nel caso di vittoria ha ribadito che non assumerà l’incarico: “Non sarò mai io il problema, sono sempre dalla parte della soluzione”. In questa direzione va anche la decisione di non candidarsi di Adrien Quatennens, candidato mélenchoniano uscente condannato per violenze sulla moglie nel 2022 e per molti “impresentabile”. Ha deciso di gettare la spugna perché non vuole che la sua candidatura “venga utilizzata” contro la nuova coalizione di sinistra. Al suo posto, LFI presenta un altro candidato, Aurélien Le Coq, ma la femminista Amy Bah, che si era presentata contro Quatennens, non ritira la sua candidatura per il momento. È uno dei tanti casi che stridono in un’alleanza che mette insieme personalità e tendenze molto diverse tra loro, dai riformisti liberali come Raphaël Glucksmann all’ex presidente François Hollande, fino all’anticapitalista Philippe Poutou, per le sue posizioni filopalestinesi estreme soprannominato “il portavoce di Hamas”. In queste ore di tensione, continuano ad essere molte le personalità politiche che scendono in campo, pur senza candidarsi come ha fatto Hollande (per il Nuovo Fronte popolare). Domenica è stata la volta dell’ex premier socialista Lionel Jospin, che ha attaccato “l’arroganza” e la “leggerezza di Emmanuel Macron nella scelta di sciogliere il Parlamento, definendo “unica diga” all’estrema destra la coalizione della gauche. Stessa condanna da parte dell’ex presidente Nicolas Sarkozy, che ha però criticato anche aspramente l’alleanza dei Républicains, il suo partito, con l’estrema destra, un errore strategico destinato - secondo lui - a trasformare il partito di destra in una “appendice” dei lepenisti.

Sono invece già concentrati sulle tradizionali promesse agli elettori, il premier Gabriel Attal, e colui che aspira a prenderne il posto, Jordan Bardella. Se il primo ha assicurato ai francesi una bolletta elettrica più leggera se la maggioranza sarà confermata, il vincitore delle europee ha promesso di cancellare la riforma che rende più difficile l’accesso ai sussidi di disoccupazione, riforma che l’attuale governo non ha ancora reso operativa.

Scendono in campo anche i campioni del calcio francese

“Siamo in un momento cruciale della storia del paese, e devi vedere le tue priorità. Siamo innanzitutto cittadini, non dobbiamo essere scollegati dal mondo. Ci troviamo in una situazione senza precedenti. Voglio rivolgermi a tutti i francesi e in particolare ai giovani: vediamo che gli estremisti sono alle porte del potere. Abbiamo la possibilità di cambiare tutto, e dobbiamo identificarci con i valori della tolleranza, del rispetto, della diversità. Ogni voce conta. Io condivido gli stessi valori di Marcus, sono dalla sua parte”. Così Kylian Mbappé sulle parole dell’attaccante della nazionale francese e dell’Inter Marcus Thuram. L’altro giocatore transalpino ha infatti invitato ad andare a votare “affinché il Rassemblement National non passi”.

A stretto giro sono arrivate le reazioni alle parole dei campioni. Intervenendo domenica su BFM-TV, Andréa Kotarac, portavoce del Rassemblement National (RN), si è infatti detto “piuttosto colpito” e “deluso” dalle posizioni assunte da Mbappé. “Noi di RN crediamo che quando si indossa la bandiera francese, la maglia sulle spalle, si debba rispettare e rappresentare tutti i francesi”, ha dichiarato Kotarac, ritenendo che “attraverso questo tipo di posizioni, sia Mbappé a dividere il Paese”. Tuttavia, ha affermato di non essere preoccupato di perdere elettori a causa delle recenti prese di posizione contro l’estrema destra da parte di personaggi dello sport e influencer.

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