“Un centinaio di comuni francesi non hanno più acqua potabile”: queste le parole di Christophe Béchu, ministro della transizione ecologica, durate la sua visita nelle Alpes-de-Haute-Provence, nel sud del Paese.
La situazione, abbastanza insolita per la Francia, è stata definita “storica” dal ministro. Luglio 2022, infatti, è stato il secondo mese più secco mai registrato nella nazione, con un deficit di piogge di circa l’84% rispetto alla media stagionale rilevata nel periodo 1991–2020.
Béchu ha precisato che nei comuni in questione gli approvvigionamenti vengono garantiti “con dei camion d’acqua potabile che trasportiamo sul posto, visto che non c’è più nulla nelle tubature”. In futuro, la sfida consisterà nell’aumentare tempestivamente le restrizioni, così da “non arrivare a questo punto”, ha concluso.
Attualmente in Francia, 93 province su 96 sono oggetto di limitazioni più o meno importanti legate al consumo d’acqua, e 62 di esse (equivalenti a due terzi del Paese) si trovano in uno stato di “crisi”. A questo livello, l’innaffiamento dei prati, il lavaggio delle automobili o l’irrigazione delle colture vengono vietati. Vari gli incendi, che favoriti dal caldo torrido, hanno devastato ettari di vegetazione. Nel frattempo, EDF – principale azienda energetica del Paese – ha fatto sapere che potrebbe ulteriormente ridurre nei prossimi giorni la produzione nucleare, a causa dell’elevata temperatura dei fiumi.
In risposta all’emergenza, la premier Élisabeth Borne, ha deciso in mattinata di attivare a Parigi un’unità di crisi interministeriale per gestire al meglio la questione.