L’appuntamento è in un caffè all’aperto, non lontano dalla Duke University. Le incontriamo a mezz’ora di distanza l’una dall’altra. Dela, 23 anni, afro-americana, uscita da pochi mesi dal college, si presenta con la sua amica Suzy Hasanin, origini sudanesi, stessa età ma ancora iscritta all’Università.
Appartengono alla cosiddetta Generazione Z, i nati dalla metà degli Anni Novanta in poi. Tra loro c’è anche chi voterà per la prima volta. In realtà alle urne sia Dela che Suzy erano già andate nel 2016. Entrambe votarono per Hillary Clinton. Adesso tutt’e due voteranno - per la prima volta, questo sì - Donald Trump.
Dela e Suzy, entrambe 23enni, votarono per Hillary Clinton nel 2016. Adesso daranno la loro preferenza a Donald Trump
Mezz’ora dopo incontriamo Barbara, al suo esordio elettorale. Per lei sarà davvero la prima partecipazione alle presidenziali. Ha origini argentine, per molti anni è stata parte di quell’enorme schiera di “undocumented”, giovani immigrati privi di documenti regolari. Un anno fa ha ottenuto la cittadinanza statunitense. “Questo – dice orgogliosa – mi permette adesso di votare”.
Qui negli Stati Uniti almeno un elettore su 10 fa parte di questa “Generazione Z”. Incontriamo le nostre interlocutrici a Durham, in North Carolina, uno di quegli Stati in bilico dove ogni singolo voto conta.
Voteranno in modo opposto: Dela, e la sua amica Suzy, garantiranno due preferenze per Trump. Barbara sosterrà Biden.
Barbara, ex-immigrata senza documenti e ora cittadini statunitense, ha già votato nei giorni scorsi per Joe Biden.
“La mia famiglia è democratica, ho frequentato un college molto progressista. Tutti intorno a me dicevano che se lo avessi sostenuto sarebbe stato un voto contro gli afro-americani. E io non volevo”, spiega Dela. Adesso dice di essere “diventata adulta” e di non farsi condizionare dalle persone che vivono intorno a lei. È convinta che Trump rappresenti “onestà e trasparenza”. Quando le facciamo notare che l’attuale presidente – tra i tanti esempi possibili - non è mai stato trasparente nel mostrare la sua documentazione fiscale, risponde che è “colpa dei media”.
Per Barbara invece, Trump è il peggior presidente possibile soprattutto per le sue politiche anti-immigrati. Lei, garantisce, le ha vissute sulla propria pelle e le sta studiando per una ricerca di dottorato focalizzata proprio sugli immigrati. Eppure il suo voto per Biden, già espresso nei giorni scorsi, non è stato del tutto convinto. Perché? “Ha fatto parte dell’amministrazione Obama - ci spiega davanti a un caffè – che ha deportato il maggior numero di migranti di qualsiasi precedente presidente”. Certo, aggiunge subito, “con Trump è andata peggio: noi immigrati abbiamo dovuto costantemente difenderci dalle sue politiche”.
Stessa generazione, opinioni contrastanti. Neppure il livello di entusiasmo è identico. “Il mio entusiasmo per Trump è alle stelle”, assicura Dela. “Quello dei giovani verso Biden non lo è affatto”, replica Barbara, aggiungendo che Bernie Sanders – la sua scelta iniziale come candidato - è stato invece capace di catturare l’appoggio convinto dei giovani. L’unico entusiasmo rimasto alla nostra generazione, chiosa Barbara, è “per mandare a casa Trump”.