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Gli infermieri inglesi sulle barricate

Oltre 100'000 operatori sono scesi in piazza per rivendicare un significativo amento dei salari. Dialogo con il Governo bloccato - Situazione nel settore critica anche in Ticino

  • 20 dicembre 2022, 18:03
  • 24 giugno 2023, 02:52

SEIDISERA del 20.12.22: Il reportage di Lorenzo Amuso

RSI Info 20.12.2022, 17:50

Di: SEIDISERA/Natda

Martedì il Regno Unito è stato teatro di un nuovo maxi-sciopero degli infermieri: oltre 100mila operatori sanitari hanno aderito alla protesta, rivendicando un significativo aumento dei salari. Il governo inglese ha respinto di fatto le richieste, confermando la sua linea di inflessibilità, mentre il sindacato di categoria minaccia una nuova ondata di agitazioni sindacali in gennaio, qualora i negoziati non riprendessero entro giovedì.

Se fino a una settimana fa un accordo a breve sembrava fattibile, dopo il secondo giorno di proteste di martedì, tra infermieri e governo britannico sembra ora impossibile trovare un'intesa.

"Sentiamo di essere stati costretti a scioperare, abbiamo protestato, fatto cortei, abbiamo scritto al governo, sottoscritto petizioni, abbiamo davvero fatto tutto il possibile per esprimere il nostro malcontento, ma non ci hanno voluto ascoltare. Lo sciopero è stata la nostra ultima risorsa" spiega il rappresentante sindacale degli infermieri, Mark Boothroyd.

Un settore con un altissimo tasso di abbandono

L'agitazione sindacale è stata senza precedenti. "Nei nostri pronto soccorsi arrivano ogni giorno il doppio dei pazienti che possiamo curare. C'è un'immensa carenza di posti letto. Ci sono giorni che non abbiamo un solo letto libero con le ambulanze fuori, in coda, in attesa. Non abbiamo abbastanza infermieri nei reparti" prosegue Boothroyd. "Dobbiamo avere stipendi migliori anche per trattenere chi già lavora nell'NHS. Secondo le ultime stime, ogni anno sono più di 30'000 gli infermieri che abbandonano il Servizio sanitario nazionale per intraprendere altrove una nuova carriera", ciò che equivale all'11% dell'intero personale infermieristico, come fa notare il rappresentante degli infermieri.

Il governo non ha i mezzi per sostenere gli infermieri

Solo negli ultimi dodici mesi i salari nel settore pubblico si sono ridotti in termini reali del 4%. Ma Steve Barclay, ministro della Sanità, liquida come irrealistiche le richieste degli operatori sanitari. "Dobbiamo bilanciare gli aumenti salariali con gli equilibri economici. Chiedere il 19% in più in busta paga non è sostenibile, anche per via delle molte sfide economiche che stiamo fronteggiando" sostiene il ministro. Gli infermieri rivendicano anche un credito di gratitudine per quanto fatto durante i due anni di pandemia.

"La gente capisce perfettamente cosa stiamo facendo oggi. Siamo rimasti fuori al gelo, ignorati da questo governo che ci ha chiuso la porta in faccia .È un giorno tragico per NHS " ha dichiarato Pat Cullen, segretaria generale del Royal College of Nursing. E prosegue: "Sono estremamente delusa dalla belligeranza mostrata da chi ci governa. Hanno chiuso le trattative, abbandonando al proprio destino la professione di infermiere". "Gli infermieri non possono permettersi di sbarcare il lunario o di mettere benzina nelle loro auto. Hanno davvero bisogno di ottenere uno standard di vita più dignitoso" conclude Cullen.

Situazione critica anche per il settore in Ticino

Entro il 2030 in Ticino ci sarà la necessità di integrare tra i 300 e i 400 nuovi infermieri. Un obiettivo non facile da raggiungere dato che un terzo dei neodiplomati getta la spugna già nei primi quattro anni di lavoro.

Data la pressante necessità, sul fronte della formazione si sono aumentati del 40% i posti alla SUPSI, che permetterà di passare da 100 a 140 studenti per anno. Nonostante i vari tentativi di rendere la professione di infermiere più attrattiva, il tasso di uscita degli infermieri tra i 20 e i 24 anni è del 36%. Dopo aver svolto una formazione lunga, faticosa, impegnativa, l'incontro con il vero mondo lavorativo fa abbandonare a un terzo degli infermieri il proprio mestiere.

"Sono numeri che preoccupano" dice Glauco Martinetti, direttore generale dell'Ente Ospedaliero Cantonale. Ma come si è arrivati a questa situazione? "Credo che ci sia stato un grande cambiamento nella società. Il tempo personale che rimane ai lavoratori costituisce oggi un grande valore. Ed è innegabile che il lavoro nell'ospedale è un lavoro duro fisicamente e psicologicamente, che non conosce pausa, che ha una turnistica impressionante. Gli ospedali sono aperti 365 giorni all'anno 24 ore su 24" spiega Martinetti.

SEIDISERA del 20.12.22: L'intervista a Glauco Martinetti

RSI Info 20.12.2022, 17:51

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