Dopo la liberazione di tre ostaggi israeliani, Tel Aviv ha rilasciato oggi (sabato) 183 prigionieri palestinesi, di cui 14 stavano scontando l’ergastolo. Parallelamente, centinaia di palestinesi feriti, tra cui 50 membri di Hamas, hanno iniziato a lasciare la Striscia di Gaza verso l’Egitto attraverso il valico di Rafah, riaperto dopo nove mesi di chiusura.
Terminati gli scambi, il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) ha ricordato alle parti che i trasferimenti devono avvenire “in sicurezza e con dignità”. Secondo quanto riferisce Haaretz, personale del CICR ha espresso preoccupazione per il trattamento dei prigionieri palestinesi, rilasciati ammanettati con le mani sopra la testa e con braccialetti recanti la frase “il popolo eterno non dimentica”. Il CICR ha confermato la sua disponibilità a facilitare ulteriori operazioni di rilascio nelle prossime settimane.
Lo scambio odierno, il quarto dall’inizio della tregua, conferma il proseguimento del cessate il fuoco. Questa prima fase, della durata di sei settimane, prevede il rilascio di 33 ostaggi israeliani e quasi 2’000 prigionieri palestinesi, il ritorno degli abitanti nelle loro case nel nord di Gaza e un incremento degli aiuti umanitari alla popolazione.
La prossima settimana sono previsti nuovi negoziati per la seconda fase della tregua, che potrebbe portare al rilascio degli ostaggi rimanenti e a una possibile estensione della tregua a tempo indeterminato. La riapertura del valico di Rafah rappresenta un segnale in questa direzione: il passaggio, che collega Gaza con l’Egitto, permetterà ai palestinesi bisognosi di cure mediche di lasciare l’enclave.
Sul piano diplomatico, Egitto, Giordania, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti hanno respinto con fermezza l’ipotesi di una deportazione dei palestinesi fuori dalla Striscia, ventilata dal presidente Donald Trump. Di contro, si sono detti pronti a lavorare insieme per una soluzione a due Stati.
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Notiziario 01.02.2025, 08:00
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