Dalla Russia intanto emergono retroscena su come sia maturata la decisione di invadere l'Ucraina. Né il Governo russo, né i vertici dell'intelligence FSB, né la governatrice della Banca centrale russa erano al corrente del piano d'attacco. Anche l'entourage del presidente Putin è stato messo di fronte al fatto compiuto. Lo spiega alla RSI da Mosca, l'autrice di questa inchiesta giornalistica, Rosalba Castelletti, inviata del quotidiano italiano La Repubblica.
"Erano pochissimi a conoscenza dei piani di Putin: il ministro della Difesa Serghej Shojgu, il capo di Stato Maggiore delle forze armate Valerij Gerasimov e i capi del controspionaggio, ma tutti gli altri, a partire dal Governo... la stessa intelligence FSB (Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa, erede del KGB)... erano completamente ignari della volontà di lanciare quella che qui chiamano operazione militare speciale. Non erano assolutamente pronti al fuoco di fila delle sanzioni che sono arrivate in risposta all'offensiva militare", dice Castelletti.
E non lo sapeva nemmeno la governatrice della Banca di Russia...
"Sì la governatrice Elvira Nabiullina. Tra l'altro ha questo incarico dal 2013, quindi dall'anno precedente all'annessione russa della Crimea e dall'inizio del conflitto nel Donbass. In questi anni si è trovata a dover risollevare l'economia dal colpo delle sanzioni seguite all'annessione. Era riuscita a rinsaldare l'economia e ora si ritrova, invece, a dover far fronte allo scollegamento dallo Swift, al congelamento di Fondi. Si dice che in due settimane abbia già presentato le sue dimissioni due volte, ma che siano state respinte", dichiara l'inviata di Repubblica.
Anche perché è impossibile dimettersi...
"Secondo stime di Medusa, che è un media in lingua russa con base a Riga, almeno un quarto dei funzionari governativi avrebbe avuto intenzione di licenziarsi per protesta contro l'operazione, ma non lo ha fatto perché, come dicono nei corridoi, "ti puoi licenziare solo se vai in galera". Oppure, se ti licenzi, "sei visto come un traditore". Rischi che "ti facciano fuori".
Quindi non ci sono state reazioni da parte di tutto questo entourage, molto importante, che era all'oscuro dell'operazione militare?
"Finora le reazioni sono poche. Possiamo ricordare quella di miliardari, quelli che in Occidente chiamiamo ancora con l'etichetta di oligarchi, ad esempio Mikhail Fridman, è stato uno dei primi a pronunciarsi contro l'offensiva. Dopo di lui Oleg Deripaska che, tra l'altro, è considerato la lunga manus di Putin durante le presidenziali statunitensi (quelle vinte da Trump). Oggi è da registrare una presa di posizione molto importante di Vladimir Potanin, che è a capo del colosso del nichel, si è messo contro i progetti di nazionalizzare le imprese straniere che si stanno ritirando dal mercato russo perché, dice, così facendo taglieremmo veramente e definitivamente i ponti con l'occidente, ponti che abbiamo costruito per anni, e rischiamo di tornare indietro addirittura al 1917, l'anno della Rivoluzione".