Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, la Polonia ha assunto un ruolo maggiore e centrale in Europa, sia per la sua posizione geografica sia per il fatto di essere il più grande Stato appartenente sia all’Unione Europea che alla NATO confinante con l’ex repubblica sovietica. La Polonia è diventata nei primi mesi di conflitto lo scorso anno il punto di arrivo per oltre un milione e mezzo di profughi ucraini e successivamente punto di partenza per buona parte degli aiuti militari verso Kiev. A livello finanziario Varsavia ha speso molto di più rispetto ad altri paesi europei e dell’Alleanza atlantica per il sostegno all’Ucraina ed ha anche approfittato dei nuovi equilibri economici continentali che hanno isolato la Russia.
I numeri degli aiuti
Dopo i grandi paesi occidentali, Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Giappone e Canada, la Polonia è quello che ha speso di più per il supporto ucraino. Secondo i dati dell’Istituto per l’economia mondiale di Kiel, in Germania, che monitora il flusso di aiuti verso Kiev, Varsavia ha sborsato oltre 4 miliardi di dollari dall’inizio del conflitto, la stragrande maggioranza in aiuti militari (3 miliardi), meno in quelli finanziari (0,93 miliardi) ancor meno in quelli umanitari (0,39 miliardi). In relazione, gli Stati Uniti, primi in questa classifica, hanno fornito complessivamente circa 70 miliardi, la Svizzera, nelle posizioni di rincalzo, 0,35 miliardi, solo però in aiuti umanitari. Se si guardano i numeri in rapporto al prodotto interno lordo dei paesi, la Polonia è al quarto posto, dietro le repubbliche baltiche, il cui sforzo è ancora maggiore, con un rapporto dello 0,7% (quello degli USA è pari allo 0,3). La Polonia è il paese in Europa che ha dovuto affrontare i maggiori costi per il supporto ai profughi ucraini, con oltre 15 miliardi di dollari stanziati, davanti alla Germania con quasi 14.
Il ruolo politico
La Polonia, come confermano appunto i dati relativi agli aiuti militari, è in prima fila, sia all’interno dell’Unione Europea che della NATO, tra i paesi che da subito hanno appoggiato l’Ucraina contro l’aggressione russa cominciata su larga scala nel 2022 e si è contraddistinta per una linea politica molto dura nei confronti di Mosca. Il presidente Andrzej Duda e il Governo conservatore guidato dal premier Mateusz Morawiecki hanno dall’inizio adottato una posizione radicale contro la Russia, da una parte chiedendo sempre in Europa sanzioni più dure di quelle che in effetti sono state adottate da Bruxelles sul piano economico, dall’altra capeggiando tra i paesi NATO quel gruppo, comprendente le ex repubbliche sovietiche baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania) e la Gran Bretagna, che ha spinto e tuttora spinge per una vittoria ucraina sul campo senza compromessi, che costringa alla resa definitiva il Cremlino e possa favorire un cambio di regime in Russia. Alla radice di questa linea la storia polacca remota e recente e gli equilibri scaturiti dalla fine della Guerra fredda, con Varsavia diventata partner militare fondamentale per gli Stati Uniti e la NATO in Europa. Con il conflitto in Ucraina il fronte est dell’Alleanza atlantica continua ad essere rafforzato anche in concomitanza con lo spostamento di armi nucleari tattiche russe sul territorio della Bielorussia. La Polonia è stato uno dei paesi, dopo la Finlandia (+36%), che nel 2022 ha aumentato le spese militari (+11%), arrivate oltre il 4% del Prodotto interno lordo.
I benefici della guerra
Secondo le cifre della Banca mondiale, l'economia polacca, ben diversificata, è una delle più resilienti dell'Unione europea e già dopo la crisi del Covid, ha registrato una forte ripresa. L’anno scorso è cresciuta del 4,9%, quest’anno dovrebbe aumentare di circa lo 0,4%, il quadro macroeconomico è comunque solido, con un efficace assorbimento dei fondi di investimento europea, un saldo settore finanziario e un mercato del lavoro interno con redditi relativamente alti che hanno sostenuto i consumi privati. La Polonia lo scorso anno, favorita dall’esclusione della Russia sulle piazze europee, è diventata attrattiva per gli investimenti esteri, che stando ai dati dell’European Investment Monitor sono aumentati del 23%, raggiungendo secondo la Banca nazionale polacca la cifra record 42 miliardi di euro. Varsavia offre tassi di produttività, basso costo del lavoro, manodopera qualificata e infrastrutture ben sviluppate, elementi che si sono rivelati decisivi per la scelta di chi deve investire in Europa. Anche per quelle società bielorusse e ucraine, che già dalla crisi a Minsk nel 2020 e poi dal 2022 hanno scelto la Polonia come punto di accesso verso il mercato europeo, sfruttando il programma del Governo denominato Poland Business Harbour, lanciato un paio di anni fa proprio per accogliere gli esperti e le aziende tecnologiche dei due paesi e facilitare l’insediamento di specialisti, start-up e piccole e medie imprese, esteso poi ad altre repubbliche ex sovietiche come la Georgia e l’Armenia.
Ucraina, l'analisi dell'esperto
Telegiornale 09.08.2023, 20:00