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Guerra in Ucraina: che ruolo gioca la Bielorussia?

L'alleanza fra Minsk e Mosca e le sue implicazioni per il conflitto in atto: dallo stazionamento di armi nucleari tattiche, ai nuovi scenari legati ai miliziani di Wagner

  • 16 luglio 2023, 09:27
  • 11 agosto 2023, 11:23
Lukashenko e Putin, qui ripresi durante il loro incontro a Mosca a inizio marzo del 2022, poco dopo l'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina

Lukashenko e Putin, qui ripresi durante il loro incontro a Mosca a inizio marzo del 2022, poco dopo l'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina

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Di: Stefano Grazioli

I rapporti tra il presidente bielorusso Alexander Lukashenko e quello russo Vladimir Putin non sono mai stati idilliaci e anche la cooperazione tra le due ex repubbliche sovietiche è sempre stata impostata più sul pragmatismo e i reciproci vantaggi che sulla condivisione di valori e ideali. Lukashenko è al vertice del Paese dal 1994, Putin dal 2000. In oltre vent’anni di cooperazione Minsk e Mosca hanno avuto alti e bassi, ma dal 2020, da quando dopo le elezioni presidenziali in Bielorussia il presidente ha scelto la dura repressione dell’opposizione e l’isolamento dall’Occidente, i rapporti si sono fatti molto più stretti: Putin è diventato in sostanza il garante del sistema bielorusso, con l’intenzione di intensificare il progetto di integrazione, la cosiddetta Unione, lanciato già ai tempi di Boris Eltsin negli anni Novanta. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha dato un’altra accelerazione, così che Minsk, pur non partecipando direttamente al conflitto, è diventata un alleato fondamentale per Mosca, anche militarmente.

Armi atomiche

L’ultimo passo andato a cementare il rapporto è quello dello stazionamento di armi atomiche tattiche russe sul territorio bielorusso, annunciato nel marzo del 2023 e concretizzatosi a giugno, anche se al momento non è chiaro esattamente quali e quante siano. Al di là delle minacce nucleari ventilate a corrente alternata dal Cremlino, è evidente che si tratta di un segnale importante, che sancisce l’alleanza militare tra Russia e Bielorussia e lega Lukashenko ancor più a Putin. Minsk ha giocato un ruolo decisivo all’inizio del conflitto, quando le forze russe hanno attaccato anche da settentrione puntando su Kiev, ma successivamente ha assunto un profilo più basso, meno operativo, con lo scenario di guerra che si è spostato all’est e al sud dell’Ucraina. Nella cornice di un conflitto di logoramento il peso è però mutato e cresciuto: da un lato c’è il supporto logistico standard per eventuali attacchi da nord, dall’altro la novità delle armi nucleari, per mantenere la pressione alta in ogni caso.

Wagner

Il caso dell’ammutinamento della compagnia Wagner e la resa dei conti, almeno per il momento, tra il suo leader Evgeny Prigozhin e i vertici militari allineati al Cremlino, ha aperto dalla fine di giugno nuovi scenari. Anche se i contorni non sono ancora chiari, è possibile che Minsk diventi in futuro il quartier generale del gruppo paramilitare entrato in rotta di collisione, anche se forse non definitiva, con Mosca. Per adesso non si sa che fine abbia fatto davvero Prigozhin e se il suo rapporto con Lukashenko, apparso come il mediatore nello scontro con Putin, abbia potenziale per svilupparsi anche in chiave militare. L’esercito bielorusso non ha partecipato all’invasione dell’Ucraina, ma il presidente potrebbe anche trovare un accordo per una cooperazione con quello privato, sempre che questo rimanga in piedi. È chiaro in ogni caso che la presenza una milizia del calibro di Wagner in Bielorussia, se mantenuta con i numeri attuali, nell’ordine di decine di migliaia di uomini, metterebbe in allarme i vicini europei e le prime reazioni di Polonia e Paesi baltici sono state di grande preoccupazione.

Prospettive

Ora è però presto per fare previsioni, dato che la situazione è tutt’altro che chiara e al di là della questione della armi nucleari tattiche, sul fattore Wagner pesano molte incognite. Per certo si può dire che il processo di integrazione politica, economica e militare tra Russia e Bielorussia sta andando avanti in maniera spedita, anche se una vera unione, o una fusione, tra le due ex repubbliche sovietiche pare lontana, almeno sino a quando a Minsk regnerà Lukashenko. Il capo di Stato bielorusso, in posizione più debole, ma allo stesso tempo necessario alla tattica di Putin sulla scacchiera ucraina e internazionale ha giocato bene le sue carte, tenendo da un lato in piedi il sistema in casa propria e dall’altro evitando di farsi fagocitare dall’ingombrante vicino. L’esito della guerra in Ucraina potrà modificare questo equilibrio, a seconda di come la Russia ne uscirà.

Guerra in Ucraina, dalla TV

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