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Harris-Trump, il confronto entra nel vivo

A Chicago la Convention dei democratici per formalizzare la nomina di Kamala Harris - Controprogramma del tycoon in Pennsylvania

  • 19 agosto, 05:47
  • 19 agosto, 10:27
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Kamala Harris e Donald Trump

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Di: Reuters/AP/SEIDISERA/RSI Info 

Duerà fino a giovedì, negli Stati Uniti, la convention dei democratici, durante la quale verrà formalizzata la nomina di Kamala Harris a candidata alle presidenziali di novembre, così come quella a vicepresidente di Tim Walz. A Chicago la convention d’investitura si tiene sotto stretta sorveglianza. La 59enne democratica, dopo il ritiro dalla corsa alla Casa Bianca dell’attuale presidente Joe Biden ha riacceso le speranze di vittoria sul repubblicano Donald Trump.

Dal canto suo Trump lancia un controprogramma alla Convention Dem. Lunedì ha in predicato un comizio con il suo vice JD Vance a York, in Pennsylvania, Stato in bilico dove si era già recato sabato: focus sull’economia. Nei giorni successivi la sua campagna prevede di evidenziare temi differenti, mentre il tycoon terrà raduni elettorali in altri swing states.

Tutto questo mentre Kamala Harris e il suo compagno di corsa, il governatore del Minnesota Tim Walz, vogliono mostrare il loro sostegno ai lavoratori e alle classi popolari. Venerdì Kamala Harris ha presentato un programma economico incentrato sulla classe media, con, ad esempio, la proposta di un assegno di natalità o di un assegno per l’acquisto di una casa.

Il candidato repubblicano, ben consapevole della posta in gioco, sabato è tornato in Pennsylvania, lo Stato in cui a luglio è stato compiuto un attentato contro di lui. “È pazza”, ha detto il 78enne miliardario della sua rivale, che ha anche definito “comunista”. La strategia dell’ex presidente, privato del suo miglior nemico dopo il ritiro di Joe Biden, è consistita finora soprattutto nel lanciare una serie di attacchi personali contro la sua avversaria, più giovane e in testa ai sondaggi. Attacchi culminati venerdì con nuovi strali: “Una convention truccata”, conseguenza di un “colpo di Stato contro Joe Biden”: queste le parole pronunciate da Trump alla vigilia della kermesse che incoronerà la nominee democratica. Nel suo comizio di venerdì sera in Pennsylvania, il tycoon ha contestato nuovamente la legittimità di Harris per essere entrata in gara senza un voto della base, dopo che Biden aveva stravinto le primarie. Un argomento che potrebbe utilizzare per contestare l’esito delle elezioni, se dovesse perdere.

Intanto, secondo il Partito democratico, almeno 50’000 persone, fra delegati, volontari e sostenitori, sono attese a Chicago, la terza città più grande d’America, per una dimostrazione di unità ed entusiasmo fino a giovedì sera. L’evento sarà accompagnato da una forte presenza di agenti addetti alla sicurezza, con non meno di 2’500 agenti della polizia locale, mobilitati in un momento in cui l’attentato a Trump è ancora fresco nella mente di tutti.

I gruppi a sostegno dei palestinesi hanno programmato manifestazioni su larga scala per cercare di mettere al centro del dibattito la guerra a Gaza. “La stragrande maggioranza dei manifestanti (...) è pacifica” e “vuole far sentire la propria voce, e noi la proteggeremo”, ha dichiarato domenica mattina alla CNN il governatore dell’Illinois J.B. Pritzker. Ma “se ci sono dei facinorosi, saranno arrestati e condannati”.

Invece di investire su un presidente ottuagenario, impantanato in sondaggi insoddisfacenti, il Partito democratico ha puntato su una candidata che sta eguagliando o addirittura superando il suo rivale repubblicano nella maggior parte degli Stati chiave, decisivi in quelle che si preannunciano elezioni molto combattute.

Domenica, un nuovo sondaggio del Washington Post/ABC News/Ipsos ha mostrato che la vicepresidente è leggermente in vantaggio nelle intenzioni di voto a livello nazionale (49% a 45%): sembrano finiti il malumore generale che circondava la candidatura di Biden e il panico causato dal fallimento del dibattito con Trump alla fine di giugno, che lo ha costretto a gettare la spugna.

Sulle rive del lago Michigan, i pesi massimi del partito sono pronti a sostenere Kamala Harris, a cominciare dall’ex presidente Barack Obama e da sua moglie Michelle. E ora molti Democratici affermano che l’inizio della campagna della vicepresidente ha riportato un senso di euforia, che ricorda la marcia verso la Casa Bianca del primo presidente afroamericano degli Stati Uniti nel 2008. Ma toccherà a Joe Biden, lunedì sera, pronunciare quello che sarà il primo discorso importante della convention e una sorta di messaggio d’addio.

Il team della campagna promette che questo valzer finale, che segna la fine di mezzo secolo di politica per Biden, sarà tutt’altro che malinconico. Secondo un comunicato stampa, il presidente Biden elogerà i risultati del suo mandato. Soprattutto, chiederà di sostenere la vicepresidente “sottolineando la posta in gioco” delle elezioni, di fronte a un “presidente” (Trump) che non ha ammesso la sconfitta alle scorse presidenziali. Biden, secondo la CNN, potrebbe anche essere affiancato sul palco da Kamala Harris, in una messa in scena ricca di emozioni come quella che l’America ama. La presenza alla convention di Hillary Clinton, che Donald Trump ha sorprendentemente sconfitto nel 2016, però, potrebbe anche servire a ricordare ai democratici euforici la necessità di cautela.

02:19

Harris e Biden insieme contro Trump

Telegiornale 16.08.2024, 12:30

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Trump e il fattore Kamala

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Durante la cerimonia dovrebbe inoltre essere presentato il piano politico di Kamala Harris del quale, per il momento, si è visto poco. La convention servirà dunque da piattaforma per presentarsi agli elettori, sottolineando la visione di Harris per il futuro e la direzione che ritiene debba prendere il Paese.

Chi invece, da tempo, ha presentato e continua a presentare la sua idea di futuro è il suo avversario, Donald Trump, che ha proposto, per esempio, l’abolizione della cittadinanza per nascita, l’imposizione della pena di morte per gli spacciatori... temi potenzialmente anche incostituzionali. Proprio sui propositi del tycoon la RSI ha intervistato Andrew Spannaus. Il giornalista e analista politico statunitense ritiene che, in caso di vittoria di Trump, non sarebbe per lui facile intervenire rapidamente, “perché, per esempio, la cittadinanza è una questione costituzionale.. è indicata nella Costituzione, quindi sarebbe impugnata subito in tribunale... Anche per la pena di morte bisognerebbe cambiare il Codice penale, se non aprire a qualche interpretazione molto dubbia delle leggi attuali. Non sarebbe facile farlo subito...”.

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SEIDISERA del 18.08.2024 - Le considerazioni di Andrew Spannaus, giornalista e analista politico USA, al microfono di Luca Berti

RSI Info 18.08.2024, 21:01

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A Chicago tutto pronto per la Convention democratica

Telegiornale 18.08.2024, 20:00

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