La rinuncia di Joe Biden a ricandidarsi per un secondo mandato, lasciando la corsa alla sua vice, ha portato i repubblicani a rivedere la strategia e il messaggio elettorale in modo da contrastare con efficacia Kamala Harris, dopo mesi incentrati su Joe Biden. Alla luce di questo, come cambia la macchina elettorale di Donald Trump a poco più di tre mesi dalle elezioni?
Nel complesso - secondo lo stratega repubblicano Ford O’ Connell, che in passato ha collaborato anche con lo stesso Trump - non cambia, “perché i punti chiave sono sempre gli stessi: Inflazione fuori controllo, confine non sicuro, instabilità all’estero. La differenza ora è che bisogna legare le politiche di Biden a quelle di Harris e ci sono solo 100 giorni per farlo. Quindi quello che direi è che Kamala Harris è Joe Biden 2.0, ma ancora di più una liberale radicale. In effetti, è a sinistra di Bernie Sanders, che la maggior parte delle persone conosce, il senatore socialista, il più liberal del Senato degli Stati Uniti”.
E funzionerà? Kamala Harris ha molto entusiasmo dalla sua al momento...
“Credo che i Democratici in questo momento si stiano entusiasmando per un fuoco di paglia, per quanto riguarda i sondaggi. Al momento mostrano che la loro candidata sta facendo meglio di Joe Biden, ma sta ancora perdendo negli Stati chiave che contano. E se la campagna di Trump riuscirà a dipingerla come una liberale radicale responsabile per le politiche di Joe Biden, allora Donald Trump diventerà il 47° presidente degli Stati Uniti. È una gara tra i repubblicani (che cercano di dire agli americani chi è la vera Kamala Harris) e i democratici, (che cercano di dipingerla come una moderata e una liberal alla moda). Solo pochi giorni fa, era la vicepresidente meno popolare della storia americana e un peso morto della politica. E oggi i Democratici vogliono dire che è la salvatrice dell’America. Siamo seri, è un po’ troppo”.
Quindi lei non è preoccupato...
“Sei sempre preoccupato perché di fatto, anche se i democratici schierassero “Superwoman” e i repubblicani “Superman”, per come è impostato il sistema elettorale, il risultato sarà deciso sempre dagli stessi sei Stati: Pennsylvania, Wisconsin, Michigan, Arizona, Georgia e Nevada. Il voto - spiega O’ Connell - sarebbe molto combattuto comunque. La differenza è che ora dobbiamo assicurarci che i democratici non riescano a confondere il pubblico americano”.
Cosa dire di J.D Vance, il candidato vicepresidente: amato dalla base, è stato scelto quando Trump pensava di sfidare Biden. È la persona giusta anche contro Kamala Harris?
“Credo che J.D Vance sia la persona giusta. Il motivo è che contano gli Stati, il voto popolare non decide le elezioni americane. Quello che conta è il collegio elettorale e i sei Stati di cui ho parlato prima sono sempre gli stessi sei Stati. Donald Trump, per tornare presidente, deve vincere uno Stato tra Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, mentre Kamala Harris deve vincerli tutti e tre. Questa è la situazione. E J.D Vance è una persona che parla delle lotte degli uomini e delle donne dimenticati della Rust Belt, dell’America profonda e quindi - chiude lo stratega politico - è il più adatto per parlare delle politiche di Donald Trump in questi tre Stati”.
Gli Obama sostengono Harris
Telegiornale 26.07.2024, 20:00