“Credo che il mio primato come presidente, la mia leadership nel mondo, la mia visione per il futuro dell’America meritassero tutti un secondo mandato. Ma niente può ostacolare il salvataggio della nostra democrazia, nemmeno l’ambizione personale. La soluzione migliore è passare il testimone a una nuova generazione. Questo è il modo migliore per unire la nostra nazione e il partito”: con un discorso storico alla nazione di 15 minuti, che entrerà a far parte della sua eredità, il presidente USA Joe Biden ha spiegato così dallo studio Ovale il motivo del suo ritiro dalla corsa per le presidenziali di novembre, dopo le crescenti pressioni, anche da parte di diversi membri del suo partito, dopo la debacle nel dibattito TV con Donald Trump.
Nessun ragione medica, quindi, ma la consapevolezza che era necessario fare un passo indietro per il bene del Paese e del partito. Uno spirito di sacrificio e un amore di patria che l’attuale inquilino della Casa Bianca ha paragonato a quelli di Thomas Jefferson, George Washington e Roosevelt. “My fellow americans” (miei concittadini americani), ha esordito con tono quasi colloquiale dal ‘resolute desk’, con dietro le foto di famiglia. “Venero la mia carica, che è stato l’onore della mia vita, ma amo di più il Paese. La difesa della democrazia è più importante di qualsiasi titolo”, ha insistito, avvisando però che “il compito sacro di perfezionare la nostra Unione non riguarda me ma voi, le vostre famiglie, il vostro futuro”.
Quindi ha ammesso che “è arrivato il momento di voci nuove, e più giovani” come quella della sua vice Kamala Harris, cui ha rinnovato il suo endorsement: “è esperta, tosta e capace”.
Biden ha però deluso quanti, da Trump a molti repubblicani, gli chiedono di dimettersi dalla presidenza, assicurando che “finirò il lavoro”. “Nei prossimi sei mesi mi concentrerò sul mio lavoro di presidente. Ciò significa che continuerò a ridurre i costi per le famiglie che lavorano duramente e a far crescere la nostra economia. Continuerò a difendere le nostre libertà personali e i nostri diritti civili, dal diritto di voto al diritto di scelta”. E continuerà a impegnarsi “per la pace a Gaza” (oggi, giovedì, incontrerà il premier israeliano) e “per mantenere il sostegno all’Ucraina”.
Quindi ha elogiato la forza della democrazia statunitense e ricordato che tutto è nelle mani degli elettori. L’America, ha detto, è “più forte” di “qualsiasi dittatore o tiranno” ma “la storia, il potere e l’idea dell’America è nelle vostre mani”. “Ora dovete scegliere tra la speranza e l’odio, tra l’unità e le divisioni”, ha proseguito evocando indirettamente la retorica di Donald Trump.
Usando come sfondo lo studio Ovale per la quarta volta, l’81enne Joe Biden suggella così una carriera di 50 anni, diventando il primo presidente in carica a non cercare la rielezione dal 1968, quando Lyndon Johnson, sotto accusa per la sua gestione della guerra del Vietnam, si ritirò improvvisamente dalla campagna a inizio primarie. Biden si unisce anche a James K. Polk, James Buchanan, Rutherford B. Hayes, Calvin Coolidge e Harry Truman nella lista dei presidenti che hanno deciso di non ricandidarsi.
Notiziario 06.00 del 25.07.2024 La corrispondenza di Cristiano Valli dagli USA
RSI Info 25.07.2024, 05:57