Adam, 8 anni, e Basil, 15 non ancora compiuti, abitavano in due palazzine signorili nella stessa via, a poche decine di metri di distanza. Di loro restano solo fotografie appese sulle abitazioni di questa strada di Jenin. Sono stati uccisi entrambi il 29 novembre scorso. L’esercito israeliano – dopo un’incursione armata durata quasi un’intera giornata - si stava ritirando dal vicino campo profughi di Jenin. Un gruppo di bambini e ragazzi era appena uscito a giocare, dopo l’obbligo di rimanere chiusi in casa per le operazioni militari in corso. Malgrado avessero terminato il loro raid, i soldati dello Stato ebraico hanno sparato contro di loro. Telecamere di sorveglianza all’angolo di questa stessa strada hanno ripreso la morte di entrambi i minorenni.
JENIN - Due grandi fotografie di Adam, 8 anni, e Basil, 14, nella strada dove abitavano. Entrambi sono stati uccisi dall'esercito israeliano lo scorso 29 novembre
Prima Adam, 8 anni, centrato da un proiettile alla testa. E trascinato via da un amico adolescente. Sull’asfalto, una striscia di sangue. Poi Basel. Dal filmato sembra avere qualcosa in mano, forse prova ad accenderlo. Uno sparo lo colpisce e lo scaraventa a terra. Tenta di rialzarsi. Altri due proiettili lo uccidono.
“Basil non faceva parte di alcun gruppo armato. Gli dicevo solo di pensare a studiare” ha detto alla RSI il papà Suleiman Tawfik Al Wafa, nella sua prima intervista dopo l’uccisione del figlio. L’abbiamo incontrato nella sua casa, un appartamento ben curato dove vive la famiglia: il papà è medico, la mamma farmacista. Questa non è una delle case povere e disastrate del campo profughi di Jenin, roccaforte della resistenza armata ed epicentro degli attacchi armati di Israele in Cisgiordania.
Basil poco prima di essere ucciso - da un video di sorveglianza
In un comunicato citato dalla Reuters, le forze armate di Israele avevano inizialmente parlato di “dispositivi esplosivi” confermando di aver sparato con munizioni letali e di aver poi “identificato l’obiettivo”. Un altro video – visionato dalla RSI - mostra una jeep militare israeliana da cui scende un soldato israeliano: scatta una foto al cadavere di Basel. E poi riparte. Come accertarsi che l’oggetto in mano al ragazzo fosse davvero un “dispositivo esplosivo”? Perché l’esercito dello Stato ebraico ha colpito due minorenni non armati con pallottole letali? In che modo rappresentavano una minaccia per l’esercito? È una risposta proporzionata uccidere due minorenni, uno dei quali aveva solo 8 anni? La RSI ha rivolto queste domande ai portavoce dell’esercito di Israele. “Non abbiamo nulla da aggiungere, buona giornata” è stata la risposta.
Suleiman Tawfik Al Wafa, medico, papà del 14enne ucciso a Jenin
JENIN - una via del campo profughi dove vivono circa 20mila palestinesi
A poche centinaia di metri dalla casa di Basel, ecco il campo profughi di Jenin. “Vogliono distruggere la nostra identità e dirci che tu non puoi sognare, non puoi essere qualcos’altro: sei un palestinese, sotto occupazione israeliana. Nessuno può aiutarti”, dice alla RSI Ahmed Tobasi, direttore del Freedom Theatre, un’oasi culturale nel quartiere diventato bastione della resistenza armata. Nei giorni scorsi il direttore del teatro è stato arrestato e poi rilasciato senza alcuna incriminazione. “Non abbiamo luoghi per bambini o un parco-giochi. Siamo travolti da questa situazione pazzesca: droni, incursioni, posti di blocco: fino a quando?”
JENIN - adolescenti nel nuovo cimitero del campo profughi accudiscono le tombe dei loro coetanei uccisi in questi mesi dall'esercito israeliano
L’unica certezza è questo nuovo cimitero in continua espansione, dove alcuni adolescenti puliscono i tumuli recenti dei loro coetanei. Sulla tomba di Jamal Masharka, morto il 17 novembre, incontriamo il fratello Abdu al Rahman, paramedico e pompiere. “Lavoro sulle ambulanze all’interno del campo profughi. Qui persino il personale della Mezzaluna Rossa viene perquisito e arrestato. Hanno colpito alcuni miei colleghi su un’ambulanza con un missile guidato da un drone. E poi sono presi di mira anche gli ospedali”.
Sul suo divano, il dottor Suleiman resta pietrificato nel suo dolore. “Basel e Adam non avevano alcuna colpa. Erano dei ragazzi, li hanno uccisi inutilmente”.
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