Ancora più caldo del record stabilito nel 2023: è ormai certo che il 2024 sarà il primo anno a superare di 1,5°C i livelli preindustriali, il limite a lungo termine fissato dall’Accordo di Parigi.
Dopo il secondo novembre più caldo mai registrato, “è di fatto certo che il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato e supererà il livello preindustriale di oltre 1,5°C”, ha annunciato lunedì il Climate Change Service (C3S) dell’Osservatorio europeo Copernicus.
Il mese di novembre, segnato da una serie di devastanti tifoni in Asia e dalla continuazione di storiche siccità nell’Africa meridionale e in Amazzonia, è stato più caldo di 1,62°C rispetto a un normale novembre in cui l’umanità non bruciava petrolio, gas o carbone su scala industriale.
Novembre è stato il 16° degli ultimi 17 mesi a registrare un’anomalia di 1,5°C rispetto al periodo 1850-1900, secondo il database Copernicus ERA5. Questa barra simbolica corrisponde al limite più ambizioso dell’Accordo di Parigi del 2015, che mira a mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C e a proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5°C.
Tuttavia, questo accordo si riferisce alle tendenze a lungo termine: il riscaldamento medio di 1,5°C dovrà essere osservato per almeno 20 anni perché il limite possa essere considerato superato. In base a questo criterio, attualmente il clima si sta riscaldando di circa 1,3°C; l’IPCC stima che il limite di 1,5°C sarà probabilmente raggiunto tra il 2030 e il 2035. E questo indipendentemente dall’andamento delle emissioni umane di gas serra, che sono vicine al loro picco ma non ancora in declino.
Secondo gli ultimi calcoli delle Nazioni Unite, il mondo non è affatto sulla buona strada per ridurre l’inquinamento da carbonio al fine di evitare un drammatico peggioramento delle siccità, delle ondate di calore e delle piogge torrenziali già osservate, che hanno un costo in termini di vite umane e di impatto economico.
Anomalie costanti e 310 miliardi di danni
Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, il mondo si sta dirigendo verso un riscaldamento globale “catastrofico” di 3,1°C in questo secolo, o di 2,6°C se le promesse di fare meglio saranno mantenute. I Paesi hanno tempo fino a febbraio per presentare alle Nazioni Unite i loro obiettivi climatici rivisti per il 2035, noti come “contributi nazionali determinati” (NDC).
Ma l’accordo minimo raggiunto alla COP29 alla fine di novembre potrebbe essere usato per giustificare le basse ambizioni. Ai Paesi in via di sviluppo i Paesi ricchi hanno promesso 300 miliardi di dollari di aiuti annuali da qui al 2035, meno della metà di quanto chiedono per finanziare la loro transizione energetica e l’adattamento ai danni climatici.
Il vertice di Baku si è inoltre concluso senza alcun impegno esplicito ad accelerare la “transizione” dai combustibili fossili, approvata alla COP28 di Dubai. Secondo le stime di Swiss Re, il gruppo svizzero che funge da assicuratore per gli assicuratori, nel 2024 i disastri naturali provocati dal riscaldamento globale causeranno perdite economiche per 310 miliardi di dollari in tutto il mondo.
RG 07.00 del 09.12.2024 Copernicus
RSI Info 11.12.2024, 09:26
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