I cittadini degli Stati Uniti, oltre ad eleggere il presidente, erano chiamati a rinnovare anche la Camera dei rappresentanti e un terzo del Senato. Missione compiuta a metà per i democratici, che a scrutinio non ancora completato sono lanciati verso la difesa della maggioranza nella prima, ma non appaiono in grado di riconquistarla nel secondo. In caso di elezione, quindi, Joe Biden si ritroverebbe presidente "zoppo", senza l'appoggio del ramo del Parlamento chiamato, fra l'altro, a confermare molte nomine, fra le quali quelle alla Corte suprema.
Fino ad ora, i senatori repubblicani erano 53 su 100. Erano dunque tre le poltrone da strappare ai rivali per stabilire la parità, che sarebbe bastata loro se alla Casa Bianca dovesse entrare il democratico Biden (in caso di pareggio è infatti il vicepresidente a far pendere l'ago della bilancia). Altrimenti quattro per operare il sorpasso. Le ambizioni sono state però smorzate sul nascere dalle sconfitte in diversi duelli che, in base ai sondaggi, si preannunciavano apertissimi. Allo stato attuale delle cose, i democratici si sono quindi impadroniti di due mandati supplementari: in Colorado con l'ex governatore John Hickenlooper contro Cory Gardner e in Arizona con l'ex astronauta Mark Kelly contro Martha McSally, erede del defunto John McCain. Ne hanno però anche già perso uno in Alabama (Doug Jones battuto dall'ex allenatore di football Tommy Tuberville) ed è a forte rischio quello di Gary Peters in Michigan. Il bilancio dei seggi già certi è al momento di 46 a 47. Uno di quelli in palio, in Georgia, sarà oggetto di voto in gennaio.
Marjorie Taylor Greene
Alla Camera, il partito dell'asinello aveva 232 deputati su 435. A mezzogiorno ora svizzera di oggi (mercoledì) ne aveva confermati 188 contro 181 dei repubblicani, con questi ultimi in crescita di quattro. Fra i repubblicani è stata fra l'altro eletta anche Marjorie Taylor Greene, prima seguace della teoria cospirazionista QAnon ad avere accesso alle stanze del potere a Washington.