Il processo d'appello a "Mafia Capitale" si è concluso oggi, martedì, a Roma, e ha visto l’ex terrorista Massimo Carminati e l’imprenditore Salvatore Buzzi condannati a scontare alcuni anni in meno di carcere, ma contro di loro è stata considerata l’aggravante dell’associazione mafiosa. I due sono in carcere poiché ritenuti alla testa del cosiddetto "mondo di mezzo" che a Roma (a in una vasta porzione di territorio dell'Italia centrale) collegava malaffare e corruzione a enti locali, regionali e politica per appalti, nomine, cantieri e business degli immigrati.
La Corte d’appello di Roma ha stabilito che i due guidavano un’associazione di stampo mafioso e non una "semplice" organizzazione criminale. Il primo è stato condannato a 14 anni e 6 mesi rispetto ai 20 anni della sentenza di primo grado, mentre Buzzi dovrà passare dietro le sbarre 18 anni e 4 mesi anziché 19 anni.
I giudici hanno valutato che l’azione criminale attuata da Carminati, Buzzi e complici aveva generato una capillare rete delinquenziale che ha raggiunto e occupato vari ambiti della pubblica amministrazione, coinvolgendo esponenti politici comunali e regionali e alterando il destino di un’infinità di attività: dalle piste ciclabili alle pulizie stradali, dalle isole ecologiche alle assunzioni di collaboratori e funzionari. Le pene sono state ridotte a causa della riforma legislativa del febbraio 2015 che ha modificato varie normative vigenti al momento del loro arresto, nel novembre 2014.