Nella fase preliminare dei colloqui tra Volodymyr Zelensky e Donald Trump, in vista di quelli che saranno i negoziati veri e propri alla ricerca di una soluzione condivisa per il conflitto in Ucraina, sono emersi vari elementi economici che potrebbero fare parte dell’intesa politica più ampia tra Kiev e Washington. Se il primo di questi è stato il dossier sulle terre rare, di cui si è molto discusso non solo a livello bilaterale, ma sul quale in realtà non è stato ancora messo nulla nero su bianco, il secondo è stato quello delle centrali atomiche ucraine, con l’interesse manifestato da parte della Casa Bianca a prenderne in qualche modo il controllo, gestionale e proprietario, nell’ambito prima della road map di pacificazione e poi nella fase postbellica. Anche in questo caso però la questione è rimasta però fumosa, tanto più che le dichiarazioni dei due presidenti a proposito sono apparse non del tutto collimanti, denotando ulteriormente che si tratta di approcci iniziali, più che di proposte concrete.
Dichiarazioni divergenti
È proprio in questo momento, prima che inizino trattative ufficiali, che vengono messe sul tavolo idee, talvolta anche per solo per testare la disponibilità degli attori in gioco, che potranno trovare o meno una realizzazione. Il tema dei siti nucleari ucraini, quattro in tutto, di cui uno sotto controllo di Mosca dal marzo del 2022, è in sé molto complesso e se da una parte Trump ha lanciato il suo vago progetto al plurale, accennando a tutte le centrali, Zelensky ha specificato invece che oggetto di discussione è stata solo quella di Zaporizha, occupata appunto dai russi. Trump vorrebbe insomma che gli USA gestissero di fatto tutta l’industria del nucleare ucraina, quello ucraino ha affermato che tra i due si è discusso solo della situazione di Zaporizha: “Il presidente mi ha chiesto se c’era un accordo sul fatto che gli Stati Uniti potessero ripristinarla, e gli ho detto di sì, se potessimo modernizzarla, investire denaro”. Inoltre, se da un lato gli eventuali progetti appaiono divergenti, dall’altro non è affatto chiaro se Donald Trump ne ha discusso eventualmente con Vladimir Putin, visto che Zaporizha è situata in una regione già annessa dalla Russia.
Collaborazione già in atto
Il sito nel sud dell’Ucraina è sotto controllo russo dall’inizio dell’invasione e al momento non è operativo. Si tratta del più grande complesso in Europa, con sei reattori ancora di fabbricazione sovietica del tipo VVER 1000. Prima del conflitto il nucleare soddisfaceva circa la metà del fabbisogno energetico dell’Ucraina e Zaporizha contribuiva insieme con le centrali di Rivne, Khmelnytsky e Yushniukrainsk, tutte nella parte occidentale del paese. La guerra ha scombussolato gli equilibri energetici, ma l’energia atomica è rimasta un pilastro, sulla scia della strategia avviata in precedenza da Kiev e dei progetti di modernizzazione ed espansione in collaborazione proprio con il colosso energetico statunitense Westinghouse. Nello scorso decennio è stata iniziata la cooperazione con Energoatom, il gigante statale ucraino del nucleare, e nel 2024 è cominciata la costruzione di due nuovi reattori made in USA del tipo AP 1000 nella centrale di Khmelnytsky. In aggiunta è stato siglato un memorandum d’intesa per lo sviluppo e l’implementazione di piccoli reattori modulari AP 300. La collaborazione tra Kiev e Washington sul nucleare è insomma già in corso e in questo senso la proposta di Trump sarebbe incanalata in binari collaudati.
Il destino di Zaporizha
Diverso è il caso di Zaporizha, de facto russa. Potrebbe rientrare come oggetto di scambio nel contesto delle trattative? Essere messa in sicurezza sotto controllo USA? Difficile dirlo, ma è improbabile date le condizioni attuali e la posizione del Cremlino: Putin parte alla vigilia dei negoziati avvantaggiato dalla situazione sul terreno e il destino di Zaporizha non pare certo all’ordine del giorno anche in questa fase propedeutica, dove le priorità, almeno per la Russia, sono altre. Almeno questo è il quadro attuale, che potrebbe però modificarsi quando tutti gli attori saranno contemporaneamente al tavolo delle trattative e si discuterà di ogni dettaglio, anche appunto della centrale di Zaporizha che è situata proprio sulla linea del fronte, sulla riva sinistra del fiume Dnepr. Da questa prospettiva, se i negoziati avranno successo, nel contesto di quella che sarà la nuova linea di confine tra territori russi e ucraini, si possono aprire spazi per intese considerate ora poco realistiche.

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