In Francia è stata introdotta una nuova legge per navigare sui siti pornografici per proteggere i minorenni e, da qualche giorno, i siti per adulti francesi devono richiedere ufficialmente l’invio di una foto o di un documento di identità. Si tratta di un grande cambiamento che ha suscitato dibattito non solo in Francia ma anche in altri Stati.
I controlli serrati? Una rivoluzione mal digerita
Annalisa Cappellini, collaboratrice da Parigi per la RSI, ha riferito ai microfoni di SEIDISERA che il cambiamento viene visto come una vera e propria rivoluzione per questi siti e per tutti gli utenti che li consultano. “In Francia - ha spiegato - la legge vietava già da anni ai minorenni di consultare siti pornografici. In realtà, però, bastava un semplice clic, un’autocertificazione per accedere al sito, un po’ come succede sui siti di bevande alcoliche. Invece d’ora in poi gli utenti che vorranno consultare un sito pornografico, e che si trovano appunto in Francia, dovranno certificare la loro maggiore età in maniera molto più rigida. Fornendo per esempio una fotografia o un documento di identità”. Non solo, sono proprio gli stessi siti che dovranno assicurarsi di organizzare una verifica dell’identità adeguata, pena delle sanzioni finanziarie o addirittura il blocco.
Questa nuova legislazione è il risultato di un lunghissimo braccio di ferro tra Parigi e i siti che propongono contenuti hard e che spesso sono anche dei veri e propri colossi economici. “Diciamo anche che per la Francia la questione del consumo di pornografia da parte dei minorenni è un vero e proprio problema di società” prosegue Cappellini. “Un minore su tre ha l’abitudine di consultare questi siti, parliamo di oltre due milioni di ragazzi”.
Chi gestisce questo materiale online è invece assolutamente contrario alla nuova legge: prima di tutto perché l’obbligatorietà della verifica in qualche modo scoraggia gli utenti e quindi fa perdere dei clic, ma anche per il costo del sistema di verifica.
Il dibattito investe il diritto all’anonimato
A essere contrari a tale meccanismo obbligatorio sono anche alcune associazioni che sottolineano i rischi di questo nuovo provvedimento rispetto al diritto all’anonimato. “Secondo alcune associazioni, il pericolo - prosegue la corrispondente da Parigi - è che questo sistema di verifica, che è stato pensato in questo caso per proteggere i minorenni, venga poi esteso ad altri contesti meno pertinenti. Per esempio per l’accesso ai social media. Questo limiterebbe il diritto all’anonimato online, che è un diritto riconosciuto a livello europeo. In ogni caso, per proteggere la privacy degli utenti, tutti i siti pornografici che operano in Francia devono proporre almeno un’opzione totalmente anonima, con un sistema chiamato di doppio anonimato. Il che concretamente significa che la verifica dell’età viene realizzata da un fornitore di servizi esterno che non saprà mai per quale sito servono queste informazioni. Si tratta naturalmente di un sistema piuttosto complesso”.
Pornografia, in Svizzera la metà dei sedicenni ne fruisce sul cellulare
Questioni tecniche, quindi, e timori sulla protezione dei dati: argomenti che non sono nuovi nemmeno in Svizzera, dove il limite di età però non è di 18 bensì di 16 anni. Così stabilisce il Codice penale, articolo 197, che vieta di mostrare o rendere accessibile materiale pornografico a under 16, pena fino a tre anni di carcere. “Questa la teoria - ha spiegato il corrispondente RSI Gianluca Olgiati da Berna - poi la prassi ci dice che di fatto non viene punito nessuno perché da un lato è impossibile perseguire siti che hanno sede chissà dove all’estero e d’altro canto anche qui molti aggirano semplicemente il divieto invitando l’utente a confermare con un clic di avere l’età minima”. Ma controlli veri non ce ne sono, prova ne è il fatto che anche in Svizzera, secondo uno studio del 2024, quasi la metà dei sedicenni afferma di aver già guardato dei porno sul cellulare o sul computer. Tra i quattordicenni lo ammette un quarto, il 12% tra i dodicenni.
SEIDISERA del 18.01.2025: La corrispondenza di Gianluca Olgiati sull’accesso alla pornografia online in Svizzera
RSI Info 18.01.2025, 18:00
Contenuto audio
Il dibattito a Berna fra timori del “grande fratello” e necessità di maggiori controlli
Eppure un tentativo di introdurre controlli dell’età c’era stato, storia di un paio di anni fa: a spingere in questa direzione era stato Nik Gugger, consigliere nazionale del partito evangelico, che era riuscito a far adottare dal Consiglio nazionale una mozione che chiedeva di far rispettare il divieto di 16 anni. In altre parole, che i siti che non avessero adottato misure tecniche sufficienti per verificare seriamente l’età sarebbero stati bloccati. Poi però nell’estate 2023, spiega Olgiati, il tutto è naufragato al Consiglio degli Stati, dove la misura è apparsa sproporzionata. Si era parlato di una sorta di grande fratello che sorveglia il web e blocca i siti. E poi ovviamente i timori legati alla protezione dei dati, per non parlare dei prevedibili trucchetti con i quali anche questi controlli sarebbero stati aggirati.
Per molti esperti di prevenzione la situazione è insoddisfacente ma uno spiraglio per cambiare sul fronte dei controlli potrebbe arrivare dall’identità elettronica (garantita dallo Stato) che dovrebbe essere introdotta nel 2026. Rispetto ad altre soluzioni tecniche potrebbe essere più affidabile anche per l’acceso ai siti pornografici, rapida, sicura e con la garanzia dell’anonimato. Quindi il dibattito potrebbe anche ripartire, perché per rendere obbligatoria la verifica dell’identità elettronica per i siti porno sarebbe necessario un altro tentativo di cambiare la legge.
Giovani e pornografia
Il Quotidiano 22.05.2023, 19:00