Il bilancio delle vittime del terremoto di magnitudo 7.8 di lunedì in Turchia e Siria ha superato i 16'000 morti. Il direttore generale della Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) Robert Mardini ha invitato a non dimenticare la Siria, i cui bisogni umanitari erano già "enormi" prima del terremoto. "Dobbiamo separare le considerazioni politiche dall'imperativo umanitario", ha dichiarato in un’intervista rilasciata ai colleghi della RTS.
Le ricerche di eventuali sopravvissuti sono ancora in corso, ma le speranze di ritrovare persone ancora in vita sotto le macerie sono ormai minime.
Per la Siria si tratta appunto di una tragedia nella tragedia, dopo una lunghissima guerra civile e con gruppi di ribelli e Governo di Damasco che governano su fasce di territorio intrecciate, rendendo incerti gli sforzi di salvataggio.
“Considerazioni politiche da dimenticare”
Mercoledì la Siria ha chiesto formalmente aiuto all'Unione Europea. La Svizzera ha dichiarato che non invierà una squadra di soccorritori in Siria. La Germania ha dichiarato di "non voler cooperare con il regime siriano (...) finché le peggiori violazioni dei diritti umani si verificano ogni giorno".
Il direttore del CICR ha però dichiarato giovedì a La Matinale che: "Le considerazioni politiche devono essere separate dall'imperativo umanitario. La popolazione siriana ha diritto a ricevere aiuti umanitari tanto quanto la popolazione turca. Non c'è alcuna differenza nella sofferenza dopo questo devastante terremoto. In Siria è necessaria tutta la solidarietà”
Robert Mardini parla inoltre di una "corsa contro il tempo" per evitare una crisi in Siria.
Bisogni umanitari "massicci”
Il direttore del CICR ricorda le cifre della crisi umanitaria in Siria prima del terremoto di lunedì: 15 milioni di persone dipendono dagli aiuti umanitari, 7 milioni di persone sono state sfollate all'interno del Paese a causa del conflitto, solo il 50% del fabbisogno di acqua potabile ed elettricità è attualmente soddisfatto e potrebbe riemergere un'epidemia di colera.
Circa 500 persone del CICR sono già state mobilitate in Siria. "Questa è la nostra terza operazione più grande al mondo. È un indicatore degli enormi bisogni umanitari che esistevano anche prima del terremoto", ha dichiarato Mardini. Questo assicura che il CICR parla con tutte le parti, "l'unico modo per attraversare le linee del fronte", e che gli aiuti distribuiti dal CICR vanno davvero alle vittime sul campo.
Il valico di Bab al-Hawa, la "porta dell'aria", tra la Turchia e la Siria nord-occidentale è oggi l'ultimo corridoio umanitario transfrontaliero aperto, che consente alle agenzie delle Nazioni Unite di consegnare aiuti vitali per la sopravvivenza di milioni di siriani (questa mattina, giovedì, un primo convoglio carico di aiuti è riuscito a passare, ndr). "Secondo le nostre informazioni, anche questo passaggio è stato colpito dal terremoto. Bab al-Hawa rimane un'arteria principale per gli aiuti umanitari in Siria. Era già così prima del terremoto, ma ora ha un ruolo ancora più importante", ha spiegato Mardini.
Catena della solidarietà, appello alle donazioni
Di fronte all'ampiezza della catastrofe che ha colpito Turchia e Siria, la Catena della solidarietà ha aperto un conto e lanciato un appello alle donazioni. L'organizzazione già in contatto con i partner in Siria, che operano da anni per sostenere la popolazione colpita dalla guerra. In Turchia sono soprattutto Croce Rossa e Mezzaluna Rossa ad essere presenti.
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