Iran, Raisi è il nuovo presidente

Ebrahim Raisi è il nuovo presidente iraniano. L'annuncio ufficiale dei risultati è stato dato dal ministro dell'interno Abdolreza Rahmani Fazli. Raisi si è aggiudicato il 61,9% delle preferenze. Raisi è un giudice ultraconservatore e fautore della linea dura contro le sanzioni statunitensi motivate, tra l'altro, dal mancato rispetto dei diritti umani. Si è assicurato una vittoria schiacciante sabato nelle elezioni presidenziali iraniane, dopo una campagna elettorale segnata dall'apatia dei cittadini per le difficoltà economiche e le restrizioni politiche.

Molto distanziati gli altri candidati: il conservatore Mohsen Rezai con l'11,7%, il moderato Abdolnasser Hemmati con l'8,3% e l'altro conservatore Hassan Ghazizadeh Hashemi con il 3,4%. Le schede nulle sono il 12,8%.

Secondo il ministero degli interni, alle elezioni presidenziali di ieri in Iran hanno partecipato il 48,8% degli aventi diritto, la percentuale più bassa dalla nascita della Repubblica islamica.

L'ambasciata russa in Iran si è subito congratulata con il neo presidente. "Ci aspettiamo che la cooperazione reciprocamente vantaggiosa tra Russia e Iran sia sulle questioni internazionali sia su quelle regionali e le relazioni bilaterali saranno ulteriormente sviluppate". Anche il presidente turco Tayyip Erdogan si è congratulato con Raisi.

Gli Stati Uniti, invece, si sono rammaricati dopo la vittoria di Raisi che agli iraniani sia stato negato "un processo elettorale libero e giusto": lo afferma il dipartimento di Stato americano.

Secondo il ministero degli esteri di Israele il nuovo presidente è "il macellaio di Teheran denunciato dalla Comunità internazionale per il suo ruolo diretto nelle esecuzioni extra giudiziali di oltre 30mila persone, il presidente più estremista ad oggi" eletto "da meno del 50% dei cittadini iraniani aventi diritto".

Il New York Times ricorda che USA e UE hanno inflitto sanzioni al neoeletto presidente Ebrahim Raisi per violazione dei diritti umani, una situazione che ne farà il primo presidente iraniano ad apparire sulla ribalta mondiale, in sedi come l'assemblea generale dell'ONU (in settembre), con l'onta di questa riprovazione.