Tra gli ospiti attesi, anche se non ancora confermati, alla Conferenza sulla ricostruzione dell'Ucraina il 4 e il 5 luglio a Lugano c'è anche il sindaco di Kiev, l'ex pugile Vitali Klitschko. L’uomo simbolo di questa guerra, dopo Zelensky, è sicuramente lui, non fosse altro per la figura e il curriculum decisamente inconsueti: un gigante alto due metri, ex campione del mondo di pugilato nei pesi massimi, amatissimo dai suoi concittadini. Nel Palazzo Comunale di Kiev, ricoperto da un gigantesco striscione che chiede la liberazione degli "eroi" dell’acciaieria Azovstal, ha accolto i microfoni della RSI in perfetto stile militare, maglietta e pantaloni dell’esercito ucraino.
"Abbiamo bisogno di sistemi di difesa efficaci - spiega Vitali Klitschko - di uno scudo antimissile, quello chiamato Iron Dome, perché abbiamo avuto molti attacchi nei quali i missili russi hanno distrutto palazzi e infrastrutture e ucciso molte persone, per questo nessuno sarà al sicuro a Kiev finché non lo avremo.
"Le faccio un esempio", aggiunge poi Klitschko. "In Ucraina ci sono 5 centrali nucleari. Una di queste, la più grande d’Europa, quella di Zaporijia, è stata colpita un missile russo che ha provocato un incendio. Se l’incendio avesse innescato un’esplosione del reattore, avremmo avuto una tragedia nucleare molto più grande di Chernobyl, che avrebbe potuto causare un disastro in grado di colpire chiunque nel Mondo".
"Attualmente non sappiamo con esattezza quante mine ci siano", ha aggiunto. "Purtroppo ci sono stati molti casi nei quali dei civili sono morti per aver messo un piede su una mina. Soprattutto nella parte nord ed est di Kiev i boschi sono ancora pieni di mine e per questo interdetti, e voglio dire a tutti i cittadini: per favore non entrate in queste aree perché è ancora molto pericoloso".
"I russi - conclude l'ex-pugile - possono distruggere qualsiasi palazzo in ogni momento ma del resto non possiamo aspettare oltre, dobbiamo supportare i nostri cittadini, dobbiamo essere in grado di garantire loro degli standard di vita accettabili; per questo la mia priorità sono i bambini e la ricostruzione delle scuole, specie quelle elementari".
"Voglio anche approfittare di questa intervista per ringraziare la gente della Svizzera che ha accolto con tanta disponibilità tanti nostri rifugiati, e voglio anche dire loro che sarebbe un grande errore pensare che questa guerra non li riguarda soltanto perché è lontana dalle loro città. Questa guerra, purtroppo, riguarda tutti".