Con il primo viaggio del nuovo Segretario di Stato Marco Rubio, la nuova amministrazione Trump punta a riaffermare l’egemonia statunitense in una regione storicamente alleata e vicina, e per questo considera fondamentale ridurre la presenza cinese. L’obiettivo è anche quello di siglare accordi per limitare i flussi migratori e attuare le espulsioni di massa promesse da tempo. Non punta su diplomazia e investimenti, la strategia adottata si basa piuttosto su minacce di dazi, sanzioni e persino interventi militari. Sebbene stia alienando molti alleati, si sta rivelando efficace. Almeno sul breve termine, o fino a quando non ci saranno alternative.
Tra le principali minacce messe sul tavolo, Trump ha scelto il Canale di Panama. Secondo il Presidente, l’influenza cinese è inaccettabile, inventando addirittura la presenza di militari cinesi e il controllo del Canale da parte di Pechino. Non presenta alcuna evidenza, ma il messaggio è chiaro: gli Stati Uniti devono mantenere la priorità assoluta. Pochi giorni fa le autorità locali avevano avviato una revisione delle attività della Hutchison Ports, colosso di Hong Kong che gestisce le operazioni in due dei cinque porti del Canale, una tempistica chiaramente legata alla visita del Segretario di Stato americano. La compagnia opera in 53 porti al mondo e, al pari di quelle che controllano gli altri terminali, non ha accesso al canale, ma si limita alle operazioni di carico e scarico all’interno dei porti.
A Città di Panama, il Segretario di Stato è stato accolto da una manifestazione di protesta, una delle tante che si susseguono nel paese da quando Trump ha dichiarato la volontà di “riprendersi” il Canale. Tra le immagini simboliche della protesta, una raffigurava Rubio accanto a una svastica nazista, data poi alle fiamme.
Dopo due ore di colloquio con il Segretario di Stato americano, il presidente panamense José Raul Mulino ha rassicurato la stampa sull’assenza di intenzioni belliche da parte degli Stati Uniti. Ha confermato la revisione in corso delle operazioni della Hutchison Ports, al termine della quale verranno prese decisioni. Ha inoltre dichiarato che Panama non rinnoverà e potrebbe persino concludere in anticipo il memorandum of understanding con la Cina per aderire all’iniziativa Belt and Road, nota come Via della Seta. E’ una strategia internazionale promossa dal presidente Xi Jinping che mira a stringere accordi economici e investimenti per rafforzare il ruolo della Cina a livello globale. Così Panama segnala di voler prendere le distanze dal gigante asiatico.
Il servizio di Laura Daverio (InfoNotte 02.02.25)
RSI Info 03.02.2025, 08:40
Sul fronte migratorio, Mulino ha espresso disponibilità ad ampliare l’attuale accordo che consente l’accoglienza di migranti di nazioni terze. Un obiettivo che Rubio persegue in ogni tappa del viaggio, al fine di agevolare l’espulsione di migranti provenienti da paesi che rifiutano voli di rimpatrio dei loro cittadini, come è successo con Cuba e Venezuela.
In sostanza, Panama adotta una strategia difensiva, concedendo tutto pur di non mettere a rischio la proprietà del Canale e scongiurare un intervento militare. Dalla visita, tuttavia, non emergono vantaggi per il paese: nessun annuncio di accordi commerciali o investimenti.
Prima di ripartire, Marco Rubio visiterà il Canale di Panama, per poi dirigersi verso le tappe successive: El Salvador, Guatemala, Costa Rica e Repubblica Dominicana.
A El Salvador, Rubio incontrerà il presidente Nayib Bukele, leader vicino a Trump e ai repubblicani più conservatori. Bukele è elogiato per la sua guerra alle bande armate, nonostante abbia bypassato il sistema giudiziario e incarcerato migliaia di innocenti. Rubio cercherà non solo di siglare un accordo per il trasferimento di migranti di paesi terzi, ma anche per deportare membri della gang venezuelana Tren de Aragua, che probabilmente subirebbero la stessa sorte delle bande locali.
Il Guatemala si è dimostrato il paese più disponibile ad accogliere migranti espulsi dagli Stati Uniti, anche con aerei militari. Il presidente Bernardo Arévalo, alle prese con un’opposizione interna, ha bisogno di rafforzare i legami con Washington per tutelare l’economia nazionale e consolidare il proprio sostegno politico.
In Costa Rica, oltre alla questione migratoria e la lotta alla criminalità, il presidente Rodrigo Chaves ha sottolineato l’importanza di mantenere gli investimenti dagli Stati Uniti, soprattutto nel settore dei semiconduttori, favoriti durante l’amministrazione Biden. Teme che il governo Trump possa disincentivare queste importazioni per favorire la produzione interna.
L’ultima tappa sarà la Repubblica Dominicana, paese che su divide con Haiti l’isola di Hispaniola e considerata da Washington un alleato per la sicurezza regionale. Il presidente Luis Abinader condivide molte delle politiche di Trump e ha avviato massicce espulsioni di haitiani, con metodi che hanno incluso l’uso di gabbie, nonostante questi rappresentino una parte essenziale della forza lavoro del paese. Sta inoltre costruendo un muro al confine con Haiti.
RG 12.30 del 02.02.25: il contributo di Laura Daverio sul primo viaggio all’estero di Marco Rubio
RSI Info 03.02.2025, 07:36
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