Nelle ultime ore si vocifera di un ruolo più attivo della Cina per cercare una mediazione nella guerra in Ucraina. Al momento non è chiaro se potrà realmente concretizzarsi, ma dal colloquio avvenuto martedì tra il ministro degli esteri cinese Wang Yi e il suo omologo ucraino, Dmytro Kuleba, sono emersi alcuni fatti.
Wang Yi ha affermato che la situazione in Ucraina è cambiata rapidamente. La Cina è rammaricata per lo scoppio del conflitto ed estremamente preoccupata per i danni ai civili. Ha anche sostenuto il rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale di tutti i Paesi. Il rammarico cinese, di fatto, è una presa di distanza dalla guerra, ma non una condanna dell'aggressione russa.
Durante la telefonata, Wang Yi ha usato per la prima volta il termine "guerra", mentre finora erano stati utilizzati termini più sfumati, come "conflitto" o "situazione in Ucraina", e si rimandava alla versione russa di "operazione militare speciale". Tutti segnali di una presa di distanza, ma non è dato sapere se sia l'annuncio di un ruolo più attivo di mediazione. Ad ogni modo, Pechino non abbandonerà la Russia, con cui è legata da interessi economici e geopolitici.
Nella telefonata, Wang Yi ha anche insistito affinché Kiev garantisca una uscita sicura ai cittadini cinesi che sono rimasti in Ucraina. Sono circa 6'000, di cui 1'000 sono già partiti con un convoglio verso la Polonia. Questa è sicuramente la priorità che spiega almeno in parte il colloquio.