Cresce la corsa agli armamenti in chiave anti russa. E la Lituania, dal canto suo, ha pure deciso di abbandonare la Convenzione internazionale che vieta le devastanti bombe a grappolo, capaci di frammentarsi e dunque di aumentare a dismisura il potere letale dei bombardamenti anche nei confronti dei civili.
La mossa, ampiamente preannunciata, ha attirato critiche anche da parte dei gruppi per i diritti umani. Tuttavia Vilnius ha affermato di voler rafforzare le proprie difese dopo l’invasione russa dell’Ucraina, temendo di diventare il prossimo bersaglio di Mosca. La decisione - ha detto il ministro della difesa lituano, Dovile Sakaliene, alla radio Ziniu - rappresenta un “messaggio strategico che siamo pronti a usare assolutamente tutto” per difendere il Paese.
Indignata anche la Croce Rossa: la mossa lituana “Indebolisce protezioni vitali per i civili”
Le organizzazioni per i diritti umani hanno duramente criticato la decisione dello Stato baltico (con una popolazione di 2,8 milioni di persone, un tempo parte dell’Unione Sovietica, oggi dell’UE e della NATO). Amnesty International ha definito la mossa “disastrosa”, mentre Human Rights Watch ha parlato di “decisione allarmante”. Il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) ha affermato che “indebolisce protezioni vitali per i civili”. “Il ritiro della Lituania dalla Convenzione è senza precedenti - ha affermato il Cicr in una dichiarazione, poiché nessuno Stato ha mai denunciato un trattato umanitario globale”.
Il Parlamento lituano ha votato per abbandonare la convenzione sulle munizioni a grappolo lo scorso luglio, ma il Paese ha dovuto attendere 6 mesi affinché la decisione entrasse in vigore.
La Lituania è il primo Paese a lasciare la convenzione, adottata nel 2008, e il primo Paese dell’Unione Europea a lasciare un accordo multilaterale sulla regolamentazione delle armi.
Russia e Ucraina non sono membri della convenzione e, secondo osservatori internazionali, hanno entrambe utilizzato bombe a grappolo durante la guerra.