Da una parte la Russia, che porta avanti ormai da quasi un anno la sua aggressione all’Ucraina. Dall’altra il Sudafrica, potenza emergente che continua a mantenere una sorta di neutralità rispetto al conflitto aperto da Mosca. Fra i due Paesi, un clima di entente scandito proprio di recente da alcuni significativi sviluppi: prima la notizia di manovre navali congiunte, nell’Oceano Indiano, fra Sudafrica, Russia e anche Cina; poi, una visita ufficiale a Pretoria di Serghei Lavrov. Una missione, quella del capo della diplomazia di Mosca, che si è svolta nell'ottica di un vertice russo-africano previsto per luglio a San Pietroburgo.
Rocco Ronza, esperto di politica sudafricana, è docente all'Università Cattolica di Milano
Questa intraprendenza della Russia nei confronti del Sudafrica è ormai un dato piuttosto appariscente nel quadro delle relazioni internazionali. Le manovre navali, in programma da metà febbraio, non rappresentano di per sé un dato inedito: Sudafrica, Russia e Cina svolsero infatti esercitazioni congiunte già nel 2019. Ma il contesto internazionale era ben diverso da quello attuale, tuttora dominato dalla guerra in Ucraina. E nel presente “c’è chiaramente l’attivismo della Russia che lotta per rompere l’isolamento in cui la stanno mettendo gli Stati Uniti e l’Europa”, sottolinea
Rocco Ronza, esperto di politica sudafricana presso l'Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI) e docente all’Università Cattolica di Milano. Quanto al Governo di Pretoria, c’è un evidente interesse a mantenere il proprio ruolo nel BRICS, il gruppo delle economie emergenti che vede il Sudafrica al fianco di grandi Paesi come Brasile, Russia, India e Cina. Il Sudafrica vi entrò nel 2010 e proprio quest’anno “dovrebbe ospitare il vertice annuale di questo gruppo, che potrebbe tornare a essere tenuto in presenza” dopo la crisi pandemica. Intanto la partecipazione al BRICS “legittima il Sudafrica come una specie di Paese leader” nel continente africano.
Il ruolo dell'antioccidentalismo
Ma qual è, concretamente, il “peso specifico” della Russia in Africa? Sul piano economico non è certamente comparabile a quello della Cina che, fra massicci investimenti e picchi di esportazioni, sta intraprendendo ormai da anni una forte espansione nel continente. Ma “per capire l’attivismo della Russia verso Pretoria è in realtà più importante la politica”, afferma Ronza, ricordando che per i politologi Russia e Sudafrica hanno in comune il fatto di essere sistemi a partito dominante. In Sudafrica è al potere dal 1994 l’African National Congress (ANC) che, va ricordato, beneficiò del sostegno dell’Unione Sovietica all’epoca della lotta contro il segregazionismo. Ma “mentre la Russia di Putin non è più un sistema democratico da tempo”, il Sudafrica è democratico “in quanto l’ANC, nonostante la corruzione di gran parte dei suoi vertici, non controlla l’economia privata, i media e la magistratura”. Ha anzi perso consensi e potrebbe anche perdere la maggioranza assoluta alle prossime elezioni generali, in programma nel 2024.
Delegati dell'ANC durante la loro conferenza nazionale dello scorso mese. Nel 2024 il partito di governo, già in erosione di consensi, potrebbe perdere la maggioranza assoluta
Intanto la dirigenza sudafricana ha sempre evitato di esprimere una chiara condanna per l’aggressione della Russia all’Ucraina. Quali interessi strategici sottende questa posizione? Alcuni, come visto, vertono sulla partecipazione al BRICS. Ma altri, precisa l’esperto, hanno più in generale "a che fare col posto del Sudafrica nel continente africano”. In questo senso va rammentato che il Sudafrica di Nelson Mandela e del suo successore Thabo Mbeki, fra il 1994 e il 2008, si distinse come vessillifero dei diritti umani e della democrazia. Questo, però, ha finito per indurre “i suoi competitori africani ad accusarlo di essere rimasto filoccidentale, tanto quanto il Sudafrica” dell’apartheid. Emerge così, con tutto il suo peso, quell’antioccidentalismo che, sullo sfondo di risentimenti mai sopiti, “almeno come retorica è un collante potente fra i Governi africani”. L’Occidente, beninteso, rimane ancora per l’Africa “il vero partner per motivi di complementarità economica, linguistica, giuridica e anche politica”. Ma è il valore dell’Africa a restare sempre troppo basso agli occhi dell’Occidente. Per alzarlo, quindi, “all’Africa conviene strizzare l’occhio all’Est, finché è possibile”. E anche se non ha l’intenzione, né in realtà la possibilità “di mettersi dalla parte della Russia o della Cina - o forse proprio per quello - deve dare l’impressione di poterlo fare”.
Dietro la strategia di Mosca
La Russia fa quindi leva su tutte queste dinamiche. Mosca “può spendere soprattutto la sua propaganda” che è anche “più raffinata di quella della Cina e lavora meglio sui punti deboli occidentali, anche se punta poi sugli stessi temi”, afferma l’esperto, citando in particolare il multilateralismo, il declino dell’egemonia dell’Occidente e la difesa del principio di non-interferenza. In questo senso non è poi un caso, sottolinea Ronza, che a far attualmente discutere sia anche “la prossima apertura in Sudafrica di una sede di Russia Today” (RT), il controverso canale televisivo via satellite, che è finanziato direttamente dal Cremlino. In più la Russia può avvalersi nell’Africa australe di un passato “che è legato al supporto sovietico ai movimenti di liberazione” contro i regimi segregazionisti. Mosca, in definitiva, “sa che il Sudafrica è l’unico Paese africano rilevante per gli occidentali” e Putin “usa bene quello che ha”, amplificando “i temi e le iniziative che hanno un maggiore impatto mediatico”.
Vladimir Putin e il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, durante il vertice dei Paesi BRICS che si svolse nel 2018 a Johannesburg
L’Occidente paga così un disinteresse per l’Africa, che ha certamente lasciato il segno. Il vero problema, sottolinea Ronza, è che “gli Stati Uniti e i Paesi europei devono decidersi a ridarsi una politica africana di cui non hanno avuto bisogno per diversi decenni”. Del resto l’alleanza con l’Asia emergente, come principale partner economico e commerciale, “rendeva sostanzialmente inutile occuparsi di un continente che è ancora povero”. Ora però i rapporti con Russia e Cina sono divenuti più conflittuali e anche l’Africa, quindi, “con le sue risorse e la sua posizione strategica nella geografia delle connessioni globali, torna a contare o a contare almeno più di prima”.
L'atteggiamento dell'Occidente
Il Sudafrica, che rappresenta l’unica economia davvero moderna del continente africano, non può comunque permettersi di tagliare i ponti con gli Stati Uniti e l’Europa. E intanto "i media sudafricani che riflettono le posizioni dell'economia privata e della classe media più globalizzata, sia nera che bianca, hanno criticato pesantemente" le manovre congiunte con Russia e Cina, "attaccandole come un'idea costosa, velleitaria e anche rischiosa", visto che un ritiro anche parziale dei partner occidentali "avrebbe effetti immediatamente devastanti per l'economia sudafricana". Ma dietro questo avvicinamento alla Russia si consumano anche dinamiche da cogliere in un'ottica interna al Paese: c'è infatti un'élite politica, da tempo sotto pressione per le denunce di corruzione, "che si vendica creando problemi all'élite economica sudafricana".
L'economia del Sudafrica è comparabile con le moderne economie dei Paesi sviluppati e può avvalersi, a Johannesburg, della prima borsa valori del continente africano
Non sono però pochi i margini di manovra di cui l’Occidente può disporre, per contrastare i propositi di Mosca. La retorica del rapporto fra il Sudafrica e i Paesi del sud del mondo "nasce dall'inizio degli anni Duemila ed è di fatto tollerata", segnala l'esperto, "proprio perché è una retorica". A contare per l'Occidente, in buona sostanza, è l'insieme delle relazioni economiche. E poiché queste relazioni non subiscono mutamenti, le mosse del Sudafrica "irritano, ma non preoccupano più di tanto le cancellerie occidentali". Se però cambiasse qualcosa anche su questo piano, le cose potrebbero assumere una piega molto diversa. Rilevante sarà la scadenza rappresentata dalle elezioni del 2024. E "lo scenario del Sudafrica non procede verso un'ulteriore affermazione del partito di governo", l'ANC, "protagonista di questa politica di aperture verso la Russia e la Cina". Quanto succederà fra quest'anno e il prossimo sarà quindi "oggetto di attenzione soprattutto in Gran Bretagna e negli Stati Uniti", conclude il professor Ronza.
Alex Ricordi
Notiziario
Notiziario 19.01.2023, 12:10