ANALISI

La Russia sta davvero vincendo la guerra in Ucraina?

L’esperto di studi strategici Luciano Bozzo frena: “In gioco c’è una ridefinizione dell’ordine mondiale, ma la difesa ucraina non sta crollando”

  • 27 marzo, 05:53
  • 1 agosto, 07:49
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Un drone russo esplode nel cielo di Kiev

  • Reuters
Di: Joe Pieracci  

A dicembre l’Ucraina ha cambiato strategia: da offensiva a difensiva. E ora sta realizzando una linea difensiva lunga circa 2’000 chilometri (con filo spinato, denti di drago e trincee) di fronte a quella già realizzata dalla Russia, che si è dimostrata capace di respingere la tentata controffensiva ucraina. Questo cambiamento di tattica indica che Kiev sta piano piano ma inesorabilmente perdendo la guerra? Lo abbiamo chiesto al direttore del Centro di studi strategici e internazionali dell’Università di Firenze Luciano Bozzo.

“Per rispondere a questa domanda - premette l’esperto - dobbiamo anzitutto distinguere tre diversi piani d’analisi: uno tattico, uno operativo ed uno strategico”. Andiamo dunque con ordine.

Il livello tattico

La controffensiva ucraina dell’anno scorso non ha portato ai successi sperati. “In seguito - prosegue Bozzo - c’è stato un piccolo avanzamento russo sul campo, comunque non decisivo, che ha causato però forti perdite umane e ha portato all’utilizzo di un grande impiego di artiglieria, missili e droni. Investendo così tanto si avanza, ma questo implica forse che in breve tempo potrebbe crollare la difesa ucraina? No. Perché non credo che la Russia abbia una capacità di proiezione in profondità tale da riuscire ad aprire una breccia che determini il crollo del fronte ucraino”.

Il teatro operativo

In generale, la situazione è molto più complessa. “Se a livello tattico i russi stanno avanzando, allargando lo sguardo al teatro operativo è vero il contrario. Ci sono stati ripetuti attacchi ucraini in Crimea, navi russe della flotta del Mar Nero affondate, attacchi nei territori occupati (per esempio a raffinerie o a depositi) e infiltrazioni di truppe ribelli nel territorio russo. Dunque a livello complessivo l’Ucraina non sta sfigurando, anche se naturalmente questo costa, soprattutto in vite umane, ma anche in numero di proiettili sparati, di armi anticarro utilizzate, etc…”.

Il livello strategico

E allargando ulteriormente il campo di analisi, la situazione diventa ancora più intricata. “C’è un livello strategico, diciamo di collegamento tra la politica e la guerra: sia i russi che gli ucraini fanno propaganda, presentano una propria narrazione della guerra e ciascuna delle due parti cerca di consolidare la propria posizione internazionale e cerca di diffondere notizie più o meno false a proposito dell’avversario. E non mi pare che la Russia stia raggiungendo risultati straordinari. Anche se è vero che - per esempio - in un paese come l’Italia la narrazione filo-russa molto spesso trova spazio e questo genera la percezione di un’Ucraina in difficoltà”, spiega l’esperto.

Una guerra lunga

Insomma, né Kiev né Mosca sembrano fare un passo indietro. “Da una parte - sostiene Bozzo - ci sono i giovani ucraini che continuano ad essere reclutati e a combattere al fronte, non vedo dunque un cedimento della volontà ucraina di continuare la guerra, né vedo scoppiare la protesta popolare. Dall’altra vedo invece dei segnali di protesta, ma solo minori perché la Russia è controllata bene dal regime. Questo grazie anche al risultato delle elezioni e all’uso propagandistico dell’attentato all’Auditorium di Mosca: tutti elementi che hanno coagulato la nazione e l’opinione pubblica attorno alla guerra e al senso patriottico. Quindi sono ragionevolmente sicuro che non ci sarà un crollo del fronte interno ucraino né di quello russo. Questa guerra si sta prolungando da due anni e se non interverranno dei fattori maggiori - che in questo momento non vedo - è destinata a continuare”.

Soldati ed armamenti

Su un punto Kiev è però in netto svantaggio. “Si tratta di una guerra nella quale si consumano molti proiettili d’artiglieria, missili e droni e muoiono molti uomini. L’Ucraina - aggiunge Bozzo - ha dunque uno svantaggio perché è un Paese di poco più di 40 milioni di abitanti e ne ha di fronte uno di 144 milioni. Kiev deve inoltre fare quasi completo affidamento sulle forniture di armi degli alleati esterni. Le due forniture veramente significative sono quella americana e quella inglese. E se sugli inglesi non ci sono molti dubbi, non è così per gli aiuti americani: tra pochi mesi ci sono le elezioni presidenziali ed il finanziamento della fornitura di armi crea ogni volta un dibattito politico e forti dubbi”.

Una guerra tra grandi potenze

Cosa insegna il passato? “Questa - ricorda Bozzo - è una guerra tra grandi potenze. Da una parte la Russia sostenuta da Iran, Corea del Nord e politicamente dalla Cina, dall’altra l’Ucraina sostenuta da Stati Uniti, Regno Unito e dagli altri Paesi della NATO. E la storia dell’Ottocento e del Novecento ci insegna che le guerre tra grandi potenze sono sanguinose e consumano molte risorse perché dal loro esito dipende il riassetto dell’ordine mondiale. E ci dice anche che queste guerre le vince la parte che riesce a spendere più risorse nel teatro bellico. Se non interverrà un fattore imprevedibile ad alterare improvvisamente gli equilibri, credo proprio che si andrà verso una prospettiva di questo genere”.

La soluzione alla coreana

Molti sperano in una sorta di soluzione alla coreana. “Ma per arrivarci - rende infine attenti il professore Luciano Bozzo - bisogna prima che ciascuna delle due parti abbia speso talmente tanto nella guerra da non avere nessuna speranza di migliorare la propria posizione. Negli scacchi si chiama una “patta”, ma c’è da chiedersi anche se la Russia si accontenterebbe di una soluzione di questo tipo. Perché se la Corea era un teatro secondario, in questa guerra sono coinvolte direttamente o indirettamente tutte le grandi potenze mondiali. In gioco c’è una ridefinizione dell’ordine mondiale, con una diminuzione del peso dell’Occidente e dell’influenza degli Stati Uniti ed una possibile spaccatura all’interno della NATO. Stando così le cose è più difficile che si possa giungere, per lo meno nel breve periodo, ad una soluzione alla coreana.“

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Telegiornale 20.03.2024, 12:30

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