In oltre cinque mesi di controffensiva l‘avanzata delle truppe ucraine è stata di 17 km, la guerra è in una fase di stallo che rischia di avvantaggiare la Russia e ci vorrebbe un cambiamento imponente nel campo delle forniture militari e tecnologiche, che al momento non si vede, per superare l’impasse. Questa in sintesi la valutazione del comandante delle forze armate di Kiev, il generale Valery Zaluzhny, espressa nero su bianco la scorsa settimana dalle colonne del settimanale britannico The Economist.
Secondo il presidente ucraino Voldymyr Zelensky, che ha ammesso comunque nelle settimane passate che la velocità delle operazioni sul fronte non ha corrisposto le attese, la situazione si sta invece sviluppando favorevolmente e gli obbiettivi ucraini rimangono dunque sempre gli stessi, vale a dire la vittoria sulla Russia e la riconquista dei territori occupati dalla Russia sin dal 2014, Donbass e Crimea compresi.
Il duello interno tra il presidente e il generale
La diversa prospettiva di capo di Stato e dei vertici militari, emersa di recente e in maniera pubblica nel duello a distanza sulla stampa estera, a Kiev rappresenta una frattura che si sta allargando ormai da tempo e ha creato già diverse turbolenze interne. L’accelerazione è cominciata negli scorsi giorni dopo la pubblicazione di un lungo reportage sul magazine statunitense Time, in cui in sostanza viene descritta la solitudine del presidente, uno dei pochi a Kiev a credere davvero nel successo ucraino in un conflitto di logoramento in cui è essenziale il supporto degli alleati occidentali.
Secondo informazioni del network NBC ci sarebbero inoltre pressioni americane ed europee sulla leadership a Kiev perché si cominci a trattare con Mosca, seppure in una situazione di netto svantaggio, con la Russia che occupa circa un quinto del territorio dell’Ucraina. Zelensky, pur avendo smentito la questione dei negoziati, si è comunque trovato di fronte la posizione di Zaluzhny, non proprio collimante con la sua e con la necessità di riaffermare la propria strategia.
Volodymyr Zelensky
Le crepe nel cerchio magico e il ruolo dell’opposizione
In questo quadro vanno letti gli sviluppi più recenti, che hanno visto il siluramento di uno dei delfini del generale, il capo delle forze speciali Victor Horenko, sostituito da Sergei Lupanchuk, e il caso di Gennady Chastiakov, collaboratore di Zaluzhny, morto la scorsa settimana secondo la versione ufficiale a causa di una granata maneggiata inavvertitamente, per lo stesso Zahluzhny vittima invece di un attentato con un pacco bomba. Nonostante il capo dell’ufficio presidenziale Andriy Yermak abbia cercato di gettare acqua sul fuoco, minimizzando le differenze tra Zelensky e Zaluzhny, la spaccatura si è allargata, diventando tema del confronto politico interno.
Lo sfondo è quello delle elezioni presidenziali del prossimo anno, che il capo di Stato ha escluso, alle quali il generale avrebbe potuto anche presentarsi, almeno secondo le voci che si rincorrono a Kiev da mesi, nonostante le smentite del diretto interessato. Nel confronto tra i due, l’opposizione dell’ex presidente Petro Poroshenko ha preso le parti di Zaluzhny e Zelensky è stato definito un dittatore dal suo ex consigliere Olexy Arestovich, fuoriuscito da quel cerchio magico che anche secondo i resoconti del Time sta mostrando qualche crepa.
Il quadro mutato
Quello che è certo è che rispetto a dodici mesi fa, dopo che la campagna d’autunno aveva permesso alle truppe di Kiev di riprendere lembi di territorio nell’est, a sud di Kharkiv, e di respingere sul fronte meridionale le forze russe oltre il Dnipro, riconquistando Kherson, il quadro oggi è sensibilmente cambiato: le speranze ucraine lo scorso anno di chiudere la partita del Donbass e della Crimea già questa estate si sono rivelate pure illusioni e la narrazione di Zelensky si è scontrata con la realtà, le difese russe e alla fine anche con gli stessi vertici militari ucraini.
L’apertura del nuovo conflitto in Medio Oriente, diventato apparentemente prioritario per i più importanti alleati dell’Ucraina, cioè gli Stati Uniti, ha mutato gli equilibri politici e mediatici a sfavore di Kiev, cui servirebbe quello che Zaluzhny ha definito un grande salto per uscire dal vicolo cieco in cui è finita l’Ucraina. Senza contare che la Russia, esattamente come ha fatto lo scorso anno, prevedibilmente, sfrutterà l’inverno per riassestare le linee di difesa a sud e mettere maggiore pressione nel Donbass a est: per Vladimir Putin la guerra non è in stallo, ma prosegue infatti con i ritmi lenti di un conflitto di logoramento di lunga durata.
Ucraina, negoziati di adesione all'UE
Telegiornale 08.11.2023, 20:34