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La corruzione vista dall’interno

L’ex ministro dell’economia in Ucraina, Aivaras Abromavicius, se n’era andato sbattendo la porta

  • 20 febbraio 2018, 19:48
  • 23 novembre, 02:33
Aivaras Abromavicius

Aivaras Abromavicius

  • reuters

Ha retto poco più di un anno. Dopo la rivoluzione di Maidan, a Kiev, è entrato in Governo dalla fine del 2014 all’inizio del 2016. Poi ha presentato le sue clamorose dimissioni: nell’Ucraina del post Janukovic il ministro riformista non poteva lavorare liberamente. Qualcuno voleva imporre l’assunzione di nuovi funzionari, legati ad interessi particolari. Una pratica troppo legata al passato, inaccettabile per chi è insorto ed ha lottato in piazza sfidando il vecchio regime, la polizia ed i tiratori scelti che hanno provocato un centinaio di morti. Senza per altro che la giustizia ucraina ne venga a capo, finora.

A 4 anni dalla rivoluzione di Maidan Pierre Ograbek ha incontrato Aivaras Abromavicius per sapere cosa sta ancora andando storto in Urcraina.

Aivaras Abromavicius, per lei non c’erano assolutamente alternative? Non ha rimpianti di fronte alla sua decisione di lasciare il Governo ucraino ed il posto di ministro dell’economia?

No, no. L’ostruzione al processo di riforme è stata così grande, purtroppo, da non lasciare alcuna alternativa alle dimissioni. Volevo che ci si rendesse conto di tutti i misfatti della classe politica. E volevo proteggere i miei colleghi, affinché non fossero costretti a nominare in Governo delle persone molto losche. Penso che solo con un Governo tecnico possiamo imprimere una vera svolta. Ora l’attuale primo ministro ha scelto delle persone molte brave, molte lavoravano già per me. Ci sono dei progressi: vedi la legge sulle privatizzazioni, la riforma di educazione, sanità, pensioni… tutte benvenute! L’Ucraina ha adottato un’enorme quantità di buone leggi. Spesso però dobbiamo lottare per applicarle.

Cercando di semplificare un po’: per l’Ucraina il problema più grosso, fondamentalmente, rimane quello degli oligarchi e dei loro interessi miliardari?

Penso che il problema in Ucraina, anche dopo la rivoluzione di Maidan, è che a guidare il paese c’è ancora in buona parte la stessa classe politica. C’è stato un breve periodo durante il quale io e alcuni altri ministri (provenienti dal settore privato) abbiamo dato vita ad una sorta di Governo tecnico, e le cose erano ben diverse. Purtroppo molti di noi se ne sono già andati o sono stati scacciati. Sì, hanno modificato il corso indirizzandolo verso l’Europa, e questo va molto molto bene, è una svolta storica. Credo che fosse inevitabile convergere verso le istituzioni europee e spero anche verso standard di vita e regole europei. Però la velocità di questo percorso è insoddisfacente. Sono rimasti per troppo tempo in politica, non sanno guidare il paese in altro modo, non sono in grado di essere più coraggiosi nel compiere i passi necessari, nel cancellare la corruzione, nello spezzare l’idra degli interessi acquisiti. Purtroppo bisogna cambiare l’élite politica prima di vedere la vera svolta che i cittadini dell’Ucraina meritano.

Ma questa sorta di status quo per l’Ucraina è imposto dai potenti oligarchi miliardari?

Sì, per anni gli oligarchi hanno finanziato i partiti politici, le reti televisive. E continuano a farlo. Alcuni di loro hanno lasciato la politica, molti altri invece vogliono continuare a influenzarla pesantemente. L’Ucraina ha adottato una legge per bloccare il finanziamento dei partiti da parte degli oligarchi, però non è stata applicata pienamente. Finché non lo sarà, la situazione rimarrà pressoché uguale. A loro dico: voi continuate a finanziare la vecchia élite politica e beneficiate di questo sistema, ma se un giorno iniziate a sostenere la nuova Ucraina, i nuovi politici, la nuova generazione, allora la vostra torta sarà dieci volte più grande. Forse la vostra fetta sarà più piccola, ma sarà un’Ucraina diversa, di cui andrete fieri.

Ma non crede che questi oligarchi temano di perdere troppo denaro, e continuino dunque a sostenere lo status quo?

Non penso che perderebbero del denaro. Non sarebbe così semplice come ora, per alcuni di loro. Ma l’economia ucraina pesa meno di 100 miliardi di dollari. È l’economia più piccola in Europa, a livello pro capite. Non è normale. L’economia ucraina dovrebbe essere almeno cinque volte più grande. Purtroppo l’attuale tolleranza nei confronti della corruzione da parte dell’élite politica non permette una svolta. Quando ci sarà (e credo che accadrà) le cose cambieranno anche per il business. Ci vorrà un po’ più tempo. Ma alla fine le forze buone, con il sostegno dell’Occidente, prevarranno.

Una domanda sull’oligarca Petro Poroshenko e sul presidente Petro Poroshenko: vede in lui la volontà di cambiamento? Oppure è paralizzato dai suoi interessi personali?

Penso che Poroshenko abbia dimostrato di essere un leader molto capace a livello di politica estera, di difesa del paese, ma ha fallito finora nel rispetto della legalità, a livello di agenzie di controllo, dei tribunali... Qui si è limitato alle promesse. È il suo più grosso fallimento e per questo ha così poco sostegno da parte della popolazione. Penso sia ostaggio del vecchio sistema politico e del vecchio modo di pensare. È rimasto in politica per troppo tempo, non sa agire in modo diverso. In Ucraina c’è una richiesta di riforme costituzionali, di riduzione dei poteri presidenziali, per una vera Repubblica parlamentare. Questo sistema andrebbe meglio per il paese: in generale gli ucraini non tollerano le regole autoritarie, un’eccessiva concentrazione di potere. Un cambiamento completo dell’élite politica è una scorciatoia verso il successo delle riforme. I politici attuali sono il principale ostacolo tra l’Ucraina ed il suo successo a livello europeo.

Il presidente Poroshenko è ostaggio dei suoi colleghi oligarchi?

È piuttosto tipico per molti leader nel mondo in via di sviluppo, che sia la Turchia o la Russia o l’Ucraina: spesso i leader hanno le migliori intenzioni, ma la loro cerchia più ristretta, con cui hanno affrontato grosse sfide, è coinvolta in affari non molto belli. Difficile poi liberarsi di queste persone... Gli ucraini si aspettavano certamente che i nostri leader politici punissero chi compie errori all’interno della loro cerchia ristretta. Purtroppo in Ucraina siamo lungi dal vedere una tale determinazione da parte dei leader politici nell’agire solo nell’interesse dei propri concittadini.

Il presidente Poroshenko continua a rassicurare: si stanno intraprendendo molte riforme, molti cambiamenti. Lei ne è convinto?

Vede, purtroppo stiamo entrando in un ciclo di elezioni che si stanno avvicinando sempre più, non solo in Ucraina ma anche in altri paesi. Bisogna pianificare delle riforme subito dopo le elezioni, non nell’ultimo anno prima delle elezioni. Il presidente è un politico, racconta sempre delle belle cose a proposito delle sue intenzioni e del suo paese. Ma sappiamo che sarebbe molto difficile far approvare riforme importanti proprio adesso. Non sono particolarmente ottimista per quanto concerne l’agenda delle riforme per i prossimi anni. Sarei più ottimista se le riforme tornassero in agenda dopo le elezioni previste fra un anno e mezzo.

Dal lato economico come valuta la situazione in Ucraina, lei che è stato ministro dell’economia?

Dal lato economico ci sono stati molti miglioramenti, tipo l’imposta sul valore aggiunto, la stabilizzazione macroeconomica che ha riportato la crescita anche se a basso livello (2-2,5%, ma è pur sempre un miglioramento). In Ucraina stiamo ancora lottando per migliorare i tribunali, l’applicazione delle leggi, delle regole... e i progressi sono assolutamente insoddisfacenti. Quando dei partner stranieri mi chiedono che aree devono sostenere in Ucraina io rispondo che devono sostenere le squadre di riformisti al ministero delle finanze, all’Ufficio nazionale anticorruzione, alla Banca nazionale, al ministero della sanità, nelle aziende nazionali dove si sono insediati nuovi direttori. Dico loro di stimolare continuamente i leader ucraini in cambio di sostegno finanziario e politico, affinché compiano seriamente ulteriori passi nella lotta contro la corruzione. Finora non è stato fatto un granché. Abbiamo creato un paio di istituzioni, ma non abbiamo dato loro abbastanza strumenti per fare ciò che devono fare.

Pierre Ograbek

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