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"Minacce contro la corruzione"

Mustafa Nayyem, promotore della Rivoluzione di Maidan del 2014, ribadisce: "Bisogna continuare a lottare"

  • 13 febbraio 2018, 19:34
  • 23 novembre, 02:43
Mustafa Nayyem

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L’Ucraina sta cambiando pelle, dopo la Rivoluzione di Maidan del 2014. Ma per colui che ha organizzato quella rivoluzione (ora deputato in Parlamento) ci sono ancora troppe resistenze, la corruzione rimane troppo diffusa. A quattro anni di distanza, si sta ancora battagliando per la creazione di un Tribunale indipendente anticorruzione, ad esempio. Di seguito vi proponiamo l'intervista a Mustafa Nayyem, realizzata da Pierre Ograbek.

Come mai la lotta contro la corruzione risulta ancora essere ostacolata in Ucraina, dopo che l’allora presidente Viktor Janukovic è stato scacciato perché agli occhi dei manifestanti rappresentava l’emblema della corruzione?

"Penso che la corruzione sia il nostro peccato più grande, la nostra peggior malattia. Sfortunatamente dipende tutto da noi, dalle nostre élite e dai nostri politici. Se non avessimo ostacoli quali l’opposizione interna (e intendo le vecchie élite che hanno enormi interessi in gioco), se non avessimo la guerra… forse la nostra generazione avrebbe più successo nella lotta contro la corruzione. È in corso un processo storico, che sembra andare nella giusta direzione. La domanda, per la nostra generazione, è: finiremo questa battaglia? Vedremo dei risultati nel corso della nostra vita? Non siamo soddisfatti, si avanza troppo lentamente. Un'altra cosa ci deprime e frustra ancor di più: questo Governo e questo presidente sono giunti al potere dopo un processo molto molto strano (una rivoluzione, i morti per strada…). Non hanno alcun diritto di cercare delle scuse per non combattere la corruzione".

Il presidente Poroshenko avrebbe dunque delle pesanti responsabilità?

"In certe cose (la guerra, i rapporti internazionali…) il nostro presidente assume il ruolo di leader, ed è un grande in questo. Ma quando si tratta di questioni interne invece, come la corruzione, non è più un leader. E a volte è il motore della corruzione. Questo è il maggior malinteso, per la nostra gente. Da un lato è a favore dell’Ucraina, dall’altro la rovina dal suo interno. Non è che dipenda da lui, è una sorta di malattia legata alla sua generazione, a quella gente che ha iniziato la carriera politica negli anni ’90. Non credo che siamo in grado di cambiarli. Quel che possiamo fare è sostituirli. Nuova gente, una nuova generazione. È questo il punto per le elezioni dell’anno prossimo. Bisogna preparare la transizione generazionale".

Ma quanto è forte allora questa resistenza interna, questo freno ad un cambiamento molto più rapido in Ucraina?

"Non è una questione di quantità ma piuttosto di quanto potere hanno. Per 25 anni della nostra storia hanno costruito un sistema molto forte che li protegge. È composto da avvocati, finanzieri, consulenti, parlamentari, giudici, diplomatici… tutto un sistema che lavora per loro nei momenti di crisi, quando la società civile dice loro: siate trasparenti e responsabili. In questi momenti accendono una macchina che funziona in modo assolutamente legale. Per esempio: se possiedono 100 milioni di dollari non hanno alcun problema nel pagare le fatture e gli avvocati migliori per farsi proteggere. I procuratori invece, che agiscono contro di loro, hanno dei salari da 200/300 dollari al mese. Lei può intuire chi vincerà…"

Secondo lei ora ci vuole una nuova rivoluzione (una in più) per l’Ucraina?

"Non credo sia una questione di rivoluzione, ma piuttosto di passione della nostra generazione. Dobbiamo imparare a giocare allo stesso livello e convincerli: ok, potete corrompere della gente, potete proteggervi, però si tratta del nostro paese. Il prezzo del vostro patrimonio è la cosa più pericolosa e meno protetta, nel nostro paese. Se il paese è povero il patrimonio avrà un prezzo basso. Se il paese non ha successo, un giorno verrà qualcuno a bussare alla tua porta. Dovrebbero rendersene conto. Quindi ogni tanto dovremmo minacciarli. È questa la nostra protesta, la nostra richiesta, la nostra reazione aggressiva contro questa gente che tenta di ingannarci".

Può farci qualche esempio concreto su come volete minacciare l’élite attualmente al potere?

"Certo. In autunno abbiamo lanciato una grande campagna per delle riforme politiche profonde: il Tribunale anticorruzione, la nuova legge elettorale, la rinuncia all’immunità parlamentare. Il presidente afferma ora di avere agito in questo senso, ma lo ha fatto dopo le nostre proteste. Lo abbiamo minacciato e costretto a farlo. Per tre anni non ci ha detto nulla a proposito della nuova legge elettorale che ci aveva promesso... questa è la realtà. D’altra parte c’è il caso del capo dell’Ufficio tasse del nostro paese, arrestato dall’Ufficio Nazionale Anticorruzione: il tribunale poi voleva lasciarlo libero senza cauzione. Noi abbiamo protestato, abbiamo occupato il tribunale chiedendo giustizia; ed è stato liberato dietro versamento della cauzione più elevata di tutta la nostra storia".

Ma quanto vi segue ora la società civile in tutto ciò? Non ci sono più le proteste imponenti di Maidan. La gente è troppo occupata coi propri problemi quotidiani?

"Non possiamo certo dire che siano tutti uguali… ma qui si tratta di un processo storico. In gioco c’è il fattore umano. Certo, tutti hanno in ballo i propri interessi, anche il presidente ed i parlamentari. Ma il processo storico in corso corre verso l’Europa e verso determinati valori. Non possiamo dire: “Stop! torniamocene verso Mosca, verso i nostri anni ‘90”. Qualcuno però sta tentando di manipolare questo processo. In Parlamento ci sono dei populisti che si oppongono al mercato fondiario in Ucraina, solo perché hanno paura della gente... C’è gente che dice: “Non abbiamo bisogno del Tribunale anticorruzione perché gli Stati Uniti stanno controllando il nostro Governo”. Ma sono stupidaggini. Alla fine al centro c’è il nostro paese, la nostra generazione. Io non voglio guardarmi indietro e dirmi: “Non abbiamo fatto niente!” Purtroppo se non fossimo così aggressivi, se accettassimo i compromessi che il Governo ci chiede ora non potremmo far fronte a questo destino. Non è una guerra, è resistenza, combatteremo con i nostri rivali, sostituendo in modo non violento una generazione di politici".

Mustafa Nayyem, lei è stato eletto in Parlamento sulla lista del presidente Petro Poroshenko. Ora lei è un’autentica spina nel fianco per il presidente. Si pente di questa scelta?

"Non ho alcuna esitazione, alcun dubbio. Non sono frustrato. Per un motivo: guardate il programma del partito di Petro Poroshenko. Se c’è qualcuno che lo ha violato, negli ultimi 3 anni, quello non sono io; purtroppo è lui stesso ad averlo violato. Ha promesso delle liste aperte. Ma sono io che sto chiedendo una legge apposita. Ha promesso il Tribunale anticorruzione; non lo sta facendo, noi lo stiamo facendo. Ha promesso un nuovo stile di vita, ma lui sta ancora cercando di nascondere i suoi beni. Lui dovrebbe essere frustrato. Ha fatto delle promesse alla gente e ora sta ostacolando gli sforzi della nuova generazione. Io so cosa ho promesso alla gente e lo sto realizzando. Certo, noi abbiamo addosso l’etichetta “Petro Poroshenko”. Questo mi frustra, è colpa mia. Ma non sono frustrato per ciò che sto facendo".

di Pierre Ograbek

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