La guerra lampo della scorsa settimana sta ridisegnando i confini tra Azerbaigian e Armenia. L’autoproclamatasi repubblica dell’Artsakh, de jure facente parte dell’Azerbaigian, ma popolata da armeni e de facto legata all’Armenia, vincitrice della guerra all’inizio degli anni Novanta, cesserà di esistere dal primo gennaio del 2024. Questo è il risultato tangibile di quello che da parte armena è stato considerato un conflitto vero e proprio, in cui Baku ha fatto valere la propria superiorità militare come aveva già fatto nel 2020, mentre da parte azerbaigiana si è parlato di un’operazione antiterrorismo, con lo scopo di riportare sotto controllo un territorio facente parte del paese nato come le altre repubbliche ex sovietiche dopo la disgregazione dell’Urss nel 1991. I confini tra gli stati del Caucaso, non solo Armenia e Azerbaigian, ma anche Georgia, sono stati modificati più volte negli ultimi tre decenni e anche gli equilibri tra i paesi sono cambiati.
Migliaia di persone in fuga dal Nagorno-Karabakh
Telegiornale 28.09.2023, 21:15
Azerbaigian
Il reintegro prossimo dell’Artsakh nell’Azerbaigian rappresenta senz’altro una grande vittoria per Baku e il presidente Ilham Aliyev, che entrerà appunto nella storia del paese come colui che ha ripristinato la sovranità territoriale dopo oltre trent’anni. Dopo la guerra cominciata prima ancora della fine dell’Unione Sovietica e finita nel 1994, ci sono voluti altri due conflitti, con migliaia di morti e decine di migliaia di profughi, per arrivare alla situazione attuale, che se pone probabilmente la parola fine alla disputa del Nagorno Karabakh, lascia però aperte altre questioni che tra i due paesi possono portare a ulteriori frizioni. Prima di tutto quella del corridoio di Zangezur, con il progetto di Baku di collegare il paese con la regione di Nakhchivan, exclave azerbaigiana confinante anche con Turchia e Iran, attraverso la provincia armena di Syuinik. Negli anni scorsi il corridoio è stato oggetto delle attenzioni congiunte di Azerbaigian e Turchia che vorrebbero creare una via per collegare direttamente i due paesi. Il presidente turco Recepp Tayyp Erdogan è considerato un forte alleato di Aliyev.
Il Nagorno-Karabakh non esisterà più
Telegiornale 28.09.2023, 12:50
Armenia
Da questo punto di vista i problemi dell’Armenia rischiano di non essere finiti. A Erevean il premier Nikol Pashinyan ha perso due guerre di fila contro Aliyev e la sua posizione è molto instabile. L’Armenia è uscita sconfitta militarmente e deve affrontare il problema di circa 120mila profughi dall’Artsakh, tanti erano gli abitanti di etnia armena prima del conflitto che ora si stanno spostando in massa nei territori armeni. L’Armenia è la più povera tra le repubbliche del Caucaso, sia rispetto all’Azerbaigian, ricco di gas e petrolio con gli immensi giacimenti del Caspio, e anche alla Georgia, paese attraverso cui transitano le pipeline verso Occidente. Ha sempre goduto della protezione della Russia, da cui dipende in buona parte a livello economico, ma gli ultimi anni sono stati caratterizzati da varie tensioni con il Cremlino e i difficili rapporti tra Vladimir Putin e Pashinyan hanno peggiorato la situazione. La Russia ha una base militare nel nord del paese, a Gyumry, il cui contratto scade nel 2044.
Russia
L’apertura della guerra in Ucraina nel 2022 ha fatto sì che Mosca sia concentrata più su questo teatro che su altri, come appunto quello del Caucaso. Sin dal 1994 la Russia è stata presente con gruppi di peacekeepers per monitorare la situazione nel Nagorno Karabakh, ma sia nel 2020 che quest’anno non è intervenuta. Mosca e Erevan sono legate dal Trattato di sicurezza collettiva (Csto) che prevede l’intervento la difesa di un paese in caso di attacco esterno, ma la repubblica indipendente dell’Artsakh non ha mai fatto parte dell’Armenia. Nonostante la base di Gyumry, il Cremlino ha così lasciato spazio agli attori concorrenti nella regione, sia l’Azerbaigian sia la Turchia, paesi con cui la Russia mantiene un rapporto pragmatico. Anche se Ankara fa parte della Nato, Putin ed Erdogan hanno ormai da anni instaurato buone relazioni che nonostante la guerra in Ucraina non sono state troppo intaccate. La guerra tra Russia e Georgia nel 2008 aveva già portato inoltre alla creazione delle due repubbliche dell’Abcasia e dell’Ossezia del sud, che costituiscono in ogni caso un altro avamposto nel Caucaso per l’influenza russa. Mosca continua quindi a mantenere una certa influenza nella regione, anche se risente dell’espansionismo turco.